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La battaglia di Algeri

Regia di Gillo Pontecorvo vedi scheda film

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La recensione su La battaglia di Algeri

di mm40
6 stelle

Kapò (1960) aveva già lasciato intendere la pasta di Pontecorvo: cioè quella di un regista dalla precisione al limite del puntiglio e di grande impegno nei contenuti, dedito alla ricostruzione storica più accurata, anche nel passato recente, e a una ricerca dell'imparzialità sopra ogni altra cosa. Già trattare la seconda guerra mondiale a quindici anni dalla sua conclusione poteva essere prematuro (ma Kapò riuscì benissimo), figuriamoci ora andare a parlare della liberazione dell'Algeria, giunta a termine solamente 4 anni prima dell'uscita di questo film (2 luglio 1962); inevitabilmente le polemiche si sollevarono nell'immediato e chiaramente le più ostili furono quelle provenienti dalla Francia. Eppure c'è ben poco da rimproverare alla sceneggiatura di Pontecorvo e Franco Solinas, che tenta in qualche modo perfino di riabilitare il punto di vista colonialista dei francesi, dipingendoli semplicemente come esseri umani e non come mostri, come soldati sovrastati da ordini e ideali e non come macchine da guerra e da conquista; tutto questo ovviamente senza dimenticarsi dell'evidente necessità algerina di (combattere per) riottenere un'indipendenza, una nazione, un governo, una libertà. La battaglia di Algeri potrebbe essere definito un raro caso di film psicologico di guerra, dove cioè i duellanti vengono mostrati non solo sul piano fisico, nell'atto materiale del combattimento, ma anche indagati, analizzati nel profondo dei loro pensieri; in questo sta la forza principale della pellicola e probabilmente la ragione delle due nomination (poi non concretizzatesi) all'Oscar, quella per la sceneggiatura e quella per la regia. Andò meglio in casa, a Venezia, dove il film si aggiudicò il Leone d'oro; fra gli interpreti - non tutti professionisti - spicca l'intensa prova di Brahim Haggiag / Ali La Pointe, qui al suo debutto, mentre convince già meno il pur bravo Jean Martin, costretto però nel personaggio, quello del colonnello Mathieu, forse scritto con più approssimazione (la sigaretta in bocca, la parlata un po' saccente: appunto più personaggio che persona). Il rigore della messa in scena è supportato dal suggestivo bianco e nero di Marcello Gatti e dalle musiche (riconoscibilissime) di Ennio Morricone, alla cui composizione secondo il Mereghetti partecipò anche il regista. 7,5/10.

Sulla trama

1957. I parà francesi del colonnello Mathieu irrompono ad Algeri, dove il Fronte Nazionale di Liberazione sta mettendo a segno attentati e azioni di vario tipo per rivendicare la libertà del Paese.

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