Regia di Gillo Pontecorvo vedi scheda film
Quello che rimane il capolavoro del discontinuo e oculato Gillo Pontecorvo è un film che trasuda di pietas umana da ogni poro. Nel suo rigore essenziale e quasi documentaristico che caratterizza un andamento dinamico e coinvolgente, è un’opera che, indipendente dall’indubbio connotato fortemente politico, riesce a strappare allo spettatore quelle giuste emozioni calibrate sui registri dell’impegno civile e sociale. Cristallizzato da un bianco/nero che entra nel profondo della storia con il piglio appassionato dell’inviato di guerra, cadenzato con l’energia di un solido war movie, ragionando sulla lezione realista di un certo cinema italiano degli anni sessanta (e, guarda un po’, la seconda unità è diretta da Giuliano Montaldo, altro seguace – forse più vivace rispetto a Pontecorvo – di quella sorta di corrente che avrà come figli anche “Sacco e Vanzetti” – senza dimenticare il caposcuola Francesco Rosi, che in “Salvatore Giuliano” e “Il caso Mattei” offre tra le più lucidi espressioni di questo stile), “La battaglia di Algeri” è un film che orgogliosamente coniuga lo stampo giornalistico a quello cinematografico: e il risultato sfiora il sublime, nella sua opportuna calibrazione tra pubblico e privato, cosmo e microcosmo, storia e dietrologia, notizia e retroscena. Gran lavoro di Franco Solinas, assistito nel soggetto dallo stesso Pontecorvo, che riesce ad essere didattico senza diventare didascalico, in quella direzione umana di un cinema che insegna servendosi della sua potenza narrativa. La pietas su citata è ravvisabile palesemente nei volti scarni e segnati degli attori non professionisti, adeguatamente utilizzati proprio per sottolineare la purezza di una storia che necessitava di interpreti “casti”, “puri” e non ancora contaminati da altre esperienze filmiche (esempio: Gian Maria Volonté, uno a caso, sarebbe stato un grande colonnello Mathieu, ma probabilmente non sarebbe stato così adatto come lo è stato Jean Martin): e alcune scene in particolare davvero colpiscono, come la corsa per strada del vecchio additato di terrorismo o le torture. Un film che si dimostra ancor’oggi dannatamente attuale, così modernamente all'altezza, assai meritevole.
Eccellente partitura firmata da Ennio Morricone con Gillo Pontecorvo.
Voto 9.
Bravissimo.
Molto bene.
Ottimo.
Molto bene.
Professionale ed impegnata, dinamica e passionale, coniuga l'indagine giornalistica con la narrazione drammatica con ottima calibrazione.
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