Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
Sono riuscito a rivedere dopo più di vent'anni questo "Non si sevizia un paperino" di Lucio Fulci, che a quanto pare molti dei suoi fedelissimi considerano il suo capolavoro. Si tratta di un giallo con venature thriller/horror che già a partire dal titolo si pone sulla scia dei gialli di Dario Argento dello stesso periodo come "L'uccello dalle piume di cristallo", da cui si differenzia soprattutto per una maggiore attenzione al contesto sociologico dell'ambientazione in un paesino della Lucania del Sud, di cui denuncia apertamente l'ignoranza e la dipendenza da credenze superstiziose. Checché ne dicano gli ammiratori di Fulci, che a quanto pare negli ultimi tempi sono in rapido aumento, il confronto con la prima maniera del cinema argentiano resta sfavorevole: manca in questo film quello scatto visionario e quella capacità di connotare l'immagine con tratti ambigui e disturbanti in cui Argento all'epoca era maestro, mentre qui Fulci, pur avendo a disposizione mezzi forse più larghi del solito e un cast con nomi importanti, non riesce ad operare un'innovazione sostanziale del genere, pur confezionando sequenze girate con indubbia competenza tecnica e riuscendo a conferire un forte spessore all'ambientazione, benissimo coadiuvato dalla colonna sonora di Riz Ortolani che può gareggiare con le più ispirate partiture di genere di Morricone. Il meccanismo della suspense funziona, pur con qualche ingenuità fra cui la più vistosa mi sembra proprio la punizione dell'assassino nel finale, girata piuttosto a casaccio; la galleria di personaggi non è affatto male, con una Florinda Bolkan che accetta con coraggio il ruolo di una fatucchiera, sgradevole ed eccessivo come la sequenza della sua uccisione che anticipa sicuramente il Fulci più splatter degli anni a venire e che nel complesso emana suggestioni "malate" che funzionano comunque meglio rispetto ad altri passaggi controversi del film, anche per lo stridente contrasto creato dalla canzone "Quei giorni insieme a te" di Ornella Vanoni, decisamente molto bella. Non mi hanno convinto alcuni tocchi di exploitation dove sono coinvolti i bambini: in particolare la sequenza che ci mostra lo strangolamento della seconda vittima, che si poteva decisamente evitare (e non mi sembra che Argento abbia mai mostrato qualcosa del genere, anche se potrei sbagliarmi) e la sequenza che ebbe noie con la censura, e che risulta effettivamente gratuita e morbosetta, in cui verso l'inizio un bambino si trova di fronte a una Bouchet completamente nuda che lo sfotte sulle sue conquiste sessuali. Insomma il film si propone come un calderone di trovate registiche di buona efficacia e un plot non proprio impeccabile che ha delle cadute sia nella verosimiglianza della trama che in alcune concessioni ad un voyeurismo di gusto piuttosto rozzo. Nel cast oltre alla Bolkan abbiamo un Milian insolito come giornalista e tutto sommato in parte, una Bouchet che mostra ampiamente le sue grazie e ogni tanto azzecca anche qualche espressione, una Irene Papas di buon risalto anche se confinata in una particina e buoni contributi dei francesi Marc Porel e Georges Wilson. Per essere il miglior film di un'ampia filmografia del "terrorista dei generi" nostrano, "Non si sevizia un paperino" può contare su qualità abbastanza solide seppur non eccezionali, e si raccomanda anche per essere opera di denuncia considerato un sottofondo anticlericale che all'epoca era in netto contrasto con quello che si vedeva sugli schermi.
voto 7/10
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