Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
Titolo di punta nella serie di gialli italiani anni Settanta che, per motivazioni distributive, presentano un animale nel titolo. Opera di Lucio Fulci, del tutto autonoma e differente dalla celebre trilogia di Dario Argento e dai suoi derivati.
In un paese lucano vengono misteriosamente uccisi tre bambini. Un giornalista, casualmente sul posto, inizia ad indagare. Sospettate sono una sorta di maga che pratica strani riti ed una ricca signora di città, in vacanza nel paese. Mentre la popolazione locale farà giustizia sommaria trucidando la "fattucchiera", il giornalista e la turista vengono coinvolti nell’indagine all’interno di una comunità religiosa, nella quale un prete si prende cura dei giovani del posto. L'identificazione del killer ruota attorno ad un pupazzo con le sembianze di un paperino, rinvenuto nei pressi di un omicidio.
"Crescono, sentono lo stimolo della carne, cadono in braccio al peccato... bisogna impedirglielo. E ancora sono peccati che Dio perdonerà facilmente, ma domani quali sordidi atti commetteranno, quali colpe non verranno più a confessarmi, allora si che saranno morti, morti per sempre..." (Don Alberto Avallone)
Terza escursione di Lucio Fulci nel giallo dopo gli altrettanto riusciti Una sull’altra e Una lucertola con la pelle di donna. Non si sevizia un paperino è un giallo particolarmente riuscito, diretto con uno stile del tutto personale, che la produzione (cavalcando l’onda delle titolazioni zoonomiche argentiane) impropriamente ha voluto accodare alla serie di gialli dell’epoca. In realtà il film di Fulci, girato con cura e con una storia fortemente razionale e ben strutturata (opera di Clerici, Gianviti e Fulci), ci mostra una Sicilia rurale (ma per estensione, nella logica del film, potrebbe essere ambientato in qualunque altra città italiana) caratterizzata dall’omertà e dal pregiudizio, ancora ferma ad una mentalità medievale. Singolare, a tal proposito, la figura della Bolkan, ingenuamente ed erroneamente vista come causa dei mali del paese, e per questo condannata dalla sua stessa gente ad un atroce supplizio. In contrasto con l’ambientazione solare una mente malata e distorta compie il “dovere” preventivo di liberare da ogni colpa i giovani, uccidendoli prima che questi possano (crescendo) - in ottica malata di estremo puritanismo clericale e fanatismo religioso - macchiarsi di colpe. Grandi interpretazioni da parte dell'intero cast artistico, in particolare da parte di Tomas Milian, Barbara Bouchet, Florinda Bolkan e Marc Porel. Uno dei migliori gialli di Fulci che, all’epoca, non ebbe il meritato successo conseguito nel tempo.
Curiosità
La scena in cui Barbara Bouchet (nuda) accoglie un bambino che sta per consegnarle una bibita, fece molto scalpore. I primi piani sono stati realizzati in presenza di un vero bambino, che ovviamente non aveva di fronte la Bouchet nuda. In realtà nella sequenza incriminata è stata utilizzata una controfigura interpretata da un maggiorenne, Domenico Semeraro, conosciuto come "il nano della Stazione Termini". Di professione imbalsamatore, Semeraro gestiva il "Laboratorio di Tassidermia Igor", con sede nel suo appartamento in via Castro Pretorio, nei pressi della stazione. Semeraro venne ucciso il 25 aprile 1990, strangolato in circostanze misteriose (il corpo fu rinvenuto in una discarica, racchiuso in un sacco per l'immondizia).
Hanno scritto ...
"L'autostrada di Non si sevizia un paperino (1972) di Lucio Fulci, che taglia il paesaggio lucano come una ferita aperta, è l'emblema di un'unione tra il settentrione e il meridione che è solo di cemento armato e asfalto, e non certo di carne, pensieri e sangue".
Fonte: Roberto Curti e Tommaso La Selva, su "Sex & Violence - Percorsi nel cinema estremo" (pag. 303), edizioni Lindau
"La castità perpetua la giovinezza. Nei volti stanchi e scavati di alcuni preti ho visto occhi di adolescente."
(François Mauriac)
Trailer
F.P. 22/06/2021 - Versione visionata in lingua italiana
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