Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
Un paesino della Basilicata turbato dalla morte di tre bambini, in un clima di superstizione e paura. Tratto da fatti veri, uno dei capisaldi del thriller italiano.
Capolavoro di Fulci, un gioiellino made in Italy di cui andar fieri. La tensione è costruita perfettamente, si oscilla sempre tra il thriller e l'horror, e ad arricchire il pathos della scena c'è il retroterra culturale tipico del paesino del sud in cui è ambientato, pregno di superstizione e ignoranza. Nulla da eccepire nemmeno sul cast, gli occhi sono tutti per Barbara Bouchet e il suo fisico statuario ma la vera mattatrice è Florinda Bolkan il cui personaggio è sicuramente il più intenso e inquietante. La Bouchet sfodera comunque tutta la sua femminilità, la scena in costume adamitico davanti al bambino regalò una denuncia al regista anche se appare evidente, già a occhio nudo, che il minorenne non fosse mai presente contemporaneamente all'attrice sul set. I bigotti si placarono solo dopo una requisitoria legale. A voler trovare difetti, ne indicherei due: il film calca troppo la mano sui moventi psicologici e il trucco soffre di alcune sequenze ai limiti del ridicolo, prima tra tutte quella della caduta nel burrone in cui il volto del manichino fa addirittura le scintille contro gli speroni di roccia. Anche il make-up sulla Bolkan nella celebre scena del pestaggio non è sempre convincente per quanto la drammaticità delle immagini resti notevole.
Film inquietante in cui il regista riesce a mantenere sempre alta la suspense con abili colpi di scena disseminati ovunque e in cui la morbosità e l'angoscia di certe scene costruiscono un'atmosfera unica che ha valso alla pellicola un corposo seguito di sostenitori entusiasti.
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