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Non si sevizia un paperino

Regia di Lucio Fulci vedi scheda film

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La recensione su Non si sevizia un paperino

di alan smithee
8 stelle

Una colata di cemento separa nettamente in due una boscaglia fino a poco tempo prima ritenuta pressoché inestricabile.

L'autostrada da qualche tempo (siamo ad inizio '70) collega un paesino agricolo della Basilicata alla civiltà moderna e permette anche ai paesani, quelli sessualmente insoddisfatti, di trovarsi donne a domicilio atte a toglier loro soddisfazioni fino a poco tempo prima soffocate nella solitudine e dalla frustrazione.

Da qualche tempo inoltre morti violente di giovani ragazzini, trovati feriti a morte e finiti per strangolamento, devastano il piccolo borgo rurale di Accettura, alimentando scoop sempre più invasivi da parte della stampa e creando sospetti tra gli elementi più caratteristici, o anomali, di quel particolare ed un pò arretrato nido di anime.

Di fronte all'importanza un po' ottusa delle forze dell'ordine, si arriverà anche ad una barbara esecuzione capitale da parte di un gruppo di popolazione maschile, resa folle dall'ira, e rivolta ai danni di una sedicente maga, vittima di una propria disgrazia familiare che l'ha resa pazza.

Nel contempo una regia piuttosto maliziosa accampa indizi inequivocabili ai danni di personaggi loschi, tra cui una bellissima ex tossicodipendente a cui piace mostrarsi in tenuta adamitica di fronte ai minori che la circondano.

Un Lucio Fulci particolarmente ispirato dà vita ad un noir crudo e spietato, forse un po' rozzo ma non privo di accostamenti e riflessi sociali di grande impatto. In giallo macabro coraggioso ed imprudente, sfacciato, che riesce ad avvincere e a districarsi abilmente tra un ginepraio di contrasti sociali e disagi per troppo tempo sopiti all'interno di segreti di famiglia e connivenze morbose o malate.

Scene madri come la lapidazione della strega, frustata anche con catene che ne lacerano i perfetti connotati, e la bellezza sfrontata, impudica e scandalosa della Bouquet nuda (un paradiso di tentazione, ma pure la Bolkan, suo opposta versione mora - quasi come due anri-veline del vizio e della follia - trasuda erotismo incontenibile) dinanzi ai minori (circostanza che procurerà seri guai al regista, scagionato solo dopo lunghe controversie legali) rendono il film un'opera forte e notevole, forse il picco qualitativo del celebre, volitivo, infaticabile regista romano, specializzato a districarsi su progetti difficoltosi, spesso a respiro internazionale, pur se con budget risibili e mezzi di fortuna. 

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