Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
E' un film di suggestioni questo di Fulci, stretto tra un horror con rimandi alla Dario Argento, una rappresentazione quasi ancestrale di un Sud stretto tra magia e diffidenza che si ritroverà nel "Cristo si è fermato ad Eboli" di Rosi, ed il seme di quel genere che Pupi Avati pochi anni dopo trasformerà nel gotico padano. Ma ci sono anche le suadenti Barbra Bouchet, Irene Papas e Florinda Bolkan (quest'ultima farà una fine che non può non far pensare che Fulci si sia ispirato al finale de "Il bidone" di Fellini) ed un ancora compassato Tomas Milian nella parte di un giornalista alla ricerca del bandolo di una matassa che sembra inestricabile, con un serial killer che uccide bambini e sembra sempre svanire nel nulla come un fantasma. Non è certo il migliore nel suo genere, ma è comunque un film che sa appassionare e che riesce soprattutto a mantenere un buon grado di suspance fino alla fine. Non soprende che, per alcune scene giudicate "peccaminose", il film abbia avuto più di un problema con la censura nei pruriginosi primi anni '70.
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