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Non si sevizia un paperino

Regia di Lucio Fulci vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Non si sevizia un paperino

di ethan
8 stelle

In un paesino (immaginario) della Lucania, Accenduria, si verificano uno dietro l'altro degli efferati omicidi di tre ragazzini, che vengono ritrovati senza vita nelle maniere più disparate: per soffocamento, per annegamento o uccisi con pietre o sassi.

Le forze dell'ordine brancolano nel buio ma ben presto nel piccolo centro si fa viva l'ipotesi, del tutto priva di qualsivoglia prova  ma sostenuta unicamente da dicerie che l'omicida sia una donna (Florinda Bolkan) dedita a riti sinistri, detta la Maciara (che in base alla vulgata locale potrebbe essere tradotto con maga o fattucchiera): nel frattempo arriva sul posto anche un giornalista di cronaca nera de La Notte, tale Andrea Martelli (Tomas Milian), che conduce a modo suo le indagini concentrando le sue attenzioni sui movimenti sospetti della ricca e bellissima Patrizia (Barbara Bouchet). Man mano che il film procede però il mistero si infittisce, con l'aggiunta di altri personaggi, come il parroco del paese (Marc Porel) e la sua strana madre (Irene Papas), e altri cadaveri.

'Non si sevizia un paperino' - da molti considerato il miglior film di Lucio Fulci - è un thriller con ampie venature  nel macabro e qualche tocco di splatter ambientato in un Meridione dove spadroneggiano superstizione, credenze popolari, fanatismo religioso da un lato e ritualità arcaiche dall'altro, accompagnate da una visione peccaminosa e voyeuristica della componente sessuale in tutti i suoi aspetti: elementi questi che, combinati tra loro, sono le concause dei fatti efferati che vi si narrano.

Fulci, co-autore anche di soggetto e sceneggiatura, ispirata a una storia realmente accaduta, costruisce un film senza mezze misure, arrivando a punte di durezza e sadismo inaudite, esasperando il tutto con un sapiente uso del sonoro, con rumori, ora striduli ora molto forti, e urla che sovente fanno capolino nelle scene più concitate nonché della musica, con le soavi note di Riz Ortolani che in contrappunto con le immagini mostrate danno un tocco quasi di humour nero, per non parlare delle scena più celebre e sinistramente 'bella' del film, vale a dire l'esecuzione della Maciara al cimitero, che parte sulle note del pezzo rock 'Crazy' per poi continuare con la suadente voce di Ornella Vanoni che canta 'Quei giorni insieme a te' che, montata su una sequenza di barbara violenza, precorritrice dei film di Tarantino, a provocare un effetto a dir poco straniante.

Significativo anche l'uso del paesaggio aspro e brullo di questa parte del Sud d'Italia, ripreso in gran parte sotto un sole abbagliante e ottimo il lavoro con il cast: si va da una stupenda Barbara Bouchet, vero e proprio oggetto dei desideri e delle attenzioni di tutti, alla macabra prova di Florinda Bolkan, a quella dai toni misteriosi di Irene Papas, sono ben tre i ruoli femminili di rilievo, per passare ai ruoli maschili vale la pena citare Tomas Milian, nei panni di un giornalista che possiede un certo 'fiuto' per le vicende che rimestano nel torbido, Marc Porel in veste talare, Georges Wilson, l'inquietante zio Francesco,senza dimenticare i tanti di volti di bambini combattuti tra spinte voyeuristiche, carnalità e senso del peccato, mix letale per molti di loro.

Un'opera perturbante e difficile da dimenticare.

Voto: 8.

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