Regia di Antonio Leonviola vedi scheda film
Nell'antichità un feroce popolo di donne guerriere, forte della sua struttura matriarcale, schiavizza gli uomini e conquista territorio su territorio. Alla morte di uno dei tanti sovrani spodestati dalle amazzoni, la figlia Tamar decide di portare avanti di persona il suo piano di vendetta e di liberazione. Naturalmente avrà comunque bisogno di un uomo: il muscolosissimo Thor.
Femminismo, no grazie. Da questa idea prende piede il copione de Le gladiatrici, che pure poteva essere un'ottima occasione per mostrare una qualche metafora dell'emancipazione della donna, ambientata nell'antichità sotto forma di un peplum nel quale sono le donne a comandare, a combattere e a decidere della vita e della morte degli uomini, ridotti a semplici schiavi. E invece anche in questa sceneggiatura – che peraltro il regista Antonio Leonviola licenzia insieme a una donna, Sofia Scandurra – scatta il trabocchetto del patriarcato, con l'inserimento nella storia del personaggio di Thor, muscoloso deus ex-machina della rivolta 'in rosa'. Più che di protofemminismo, dunque, si può parlare qui di grossa confusione e di volontà di inserire elementi originali nella stesura di un copione per il resto simile a dozzine e dozzine di altri coevi. Erano del resto quelli gli anni dei 'sandaloni', le pellicole in costume dei tempi antichi a base di eroi ribelli, torti da aggiustare e ovviamente muscoloni e belle ragazze – perché anche l'occhio vuole la sua parte. Leonviola fa il suo, mettendo insieme un'opera gradevole al netto degli enormi limiti di cui già si è accennato, oltre a quelli del budget evidentemente non florido; tra gli attori a sua disposizione ha qui Susy Andersen, Joe Robinson, Janne Hendy, Maria Fiore e Harry Baird. Coproduzione tra Italia e Jugoslavia. 2,5/10.
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