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Quella strana ragazza che abita in fondo al viale

Regia di Nicolas Gessner vedi scheda film

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La recensione su Quella strana ragazza che abita in fondo al viale

di maso
10 stelle

 

 

 

 

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Singolarissima fusione fra romanzo di formazione e thriller psicologico tratto da una bella novella di Laird Koenig che ha curato anche la sceneggiatura riversata su pellicola in maniera egregia da Nicolas Gessner.

Rynn Lester, la strana ragazza che abita in fondo al viale, altri non è che una bambina di appena tredici anni che ha mosso il primo passo nell'adolescenza ma è costretta dagli eventi passati e presenti ad essere già donna in un corpo di bimba, circondata da mostri del quotidiano che non hanno l'aspetto di un orco o di una strega ma di un uomo comune e la madre che lo ha generato, entrambi celano una malvagità che viola l'innocenza e la privacy di Rynn che si trova quindi costretta a compiere delle azioni che in un altro contesto risulterebbero aberranti ma in questa situazione appaiono più che giustificate.

La cornice è quella di un umido autunno di un paesino del Maine dove la nostra piccola eroina si muove disinvolta ma appare immediatamente chiaro che nasconde un oscuro segreto, essenziale la prima sequenza che la vede scontrarsi fra le mura della sua grande casa con il minaccioso signor Hallet che con la scusa della festa di Halloween varca la soglia di ingresso insidiando la piccola che però evidenzia subito la capacità di inculcare nel suo interlocutore il dubbio che in casa possa apparire all'improvviso suo padre affermato poeta ed esprimere una forza interiore e una maturità non certo abituali per una bambina che sta festeggiando il suo tredicesimo compleanno ascoltando Chopin ed afferma che le candeline sulla torta sono tredici solo perchè non ne aveva di più per adornarla.

Il primo spauracchio del film è appena comparso e la fama che lo circonda in paese non è per niente lieve, è infatti tacciato di pedofilia pur essendo padre di due bambini ed è per questo che il signor Hallet è a tutti gli effetti un orco del ventesimo secolo che non mangia i bambini in senso stretto del termine ma è capace di distruggere la loro innocenza e segnare il resto della loro esistenza con un morso che produce una ferita insanabile.

Rynn se ne libera ma il giorno seguente compare il livello superiore del male, la xenofoba e razzista sigonra Hallet che non apprezza gli studi dell'ebraico di Rynn e al contrario del figlio essendo donna e più anziana non crede ai panegirici di Rynn sull'assenza del padre soffrendo la sua straripante e precoce maturità, la donna bambina può solo allontanare la perfida strega in abiti borghesi ma il suo ritorno sancisce il cambio di passo della storia, una botola sul pavimento che conduce all'orrore del mistero da il via ad una serie di eventi che raramente un film riesce ad esporre nell'arco di un centinaio di minuti nei quali si susseguono omissioni di soccorso, occultamento di cadavere, avvelenamenti, violenza sugli animali, atti di pedofilia ma anche complicità e compassione, amore, comprensione sempre visti dagli occhi della protagonista e provati sulla nostra pelle con il risultato che alla fine ci si rende conto che nei suoi panni avremmo agito alla stessa maniera.

Jodie Foster è la nostra fantastica protagonista alla quale ci aggrappiamo fin dalle prime battute: la piccola prodigio al tempo aveva gli stessi anni di Rynn ed è quindi in simbiosi perfetta con il personaggio, ha sempre dichiarato di non amare particolarmente questo film e questa sua interpretazione e forse ha anche ragione perchè una certa inesperienza e timidezza nella sua performance io l'ho riscontrata, comprensibile direi visto che il 1976 è l'anno del suo ingresso nelle grandi produzioni cinematografiche americane, recitò in  cinque film quell'anno fra cui Bugsy Malone di Alan Parker che la divertì molto visto il soggetto farsesco e infantile che tratta e il ben più scabroso Taxi Driver in cui fa la prostituta minorenne ma che fu il suo vero e peoprio battesimo del fuoco, la cosa che secondo me la fa brillare in questo ruolo è un copione perfetto in cui non c'è una parola fuori luogo e soprattutto la regia di Gessner che ho trovato fluida e molto leggera tanto che ho notato con stupore dove secondo me ha fatto delle scelte un po' forzate: nella scena dell'occultamento di cadavere è troppo vicino ai suoi interpreti mentre nell'arco di tutto il resto del film è stato perfetto nello scegliere quando muoversi intorno ai personaggi con la mdp o farli muovere all'interno dell'inquadratura, la stupenda sequenza conclusiva in cui Rynn gioca d'astuzia scatenando una suspense silenziosa è la combinazione perfetta di questi due stili cuciti da uno zoom finale sul viso gelido di Jodie Foster da mostrare agli studenti di cinema.

Oltre alla protagonista sono ottimi anche gli attori che interpretano i quattro personaggi che ruotano intorno a Rynn: Alexis Smith è una perfetta strega dei nostri giorni e su richiesta della stessa Foster in una delle scene di vessazione le mollò uno schiaffone per niente leggero, Martin Sheen voleva interpretare il ruolo di Mario ma era troppo grande e si adeguò a dare vita al perfido signor Hallet maniaco e pedofilo con la sua grande classe, Mort Shuman è un perfetto poliziotto di provincia ingenuo e amante della poesia che ha fiutato puzza di bruciato ma simpatizza per la piccola Rynn e vuole bene a suo nipote Mario tanto che è proprio lui ad accompagnare la ragazza in ospedale rivelandole quanto sia importante che vada a trovarlo.

Un discorso a parte merita il personaggio di Mario interpretato con grande efficacia da Scott Jacoby: la sua disabilità apre un altro tema importante del film che riguarda solo lui e cioè l'emarginazione che la sua zoppia quasi gli impone, quasi per nasconderla o mascherarla

egli si diletta di magia e con essa colpisce Rynn diventando suo complice, confidente e primo grande amore.

 

 

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 "La scuola significa sentirsi dire cos'è la vita prima di averlo scoperto" (Rynn)

 

 

 "Lo hai mai fatto Mario?" "Solo un centinaio di volte!"

 

 

Le scene fra i due giovani attori sono molto belle, la loro prima volta e la visita in ospedale di Rynn dopo che il ragazzo per aiutarla e non lasciarla sola ha preso la polmonite sono davvero commoventi e rappresentano la facciata puramente coming of age del film, ma anche quella in cui Mario affronta Hallet in lacrime che lo ha deriso della sua zoppia mette in luce questo giovane attore ed un'altra che è un vero colpo di scena mascherato da trucco di magia.

La Foster non si spoglia nella scena d'amore, è sua sorella a farlo ed anche se aveva venti anni la differenza non si nota e la scena non è per niente corriva e volgare.

Il film è unico nel suo genere, un vero gioiello, una favola horror ambientata ai nostri giorni che merita da parte mia the perfect score.

 

 

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