Regia di Nicolas Gessner vedi scheda film
Elegante melodramma dalle tinte macabre, mai espresse esplicitamente sullo schermo. Tematiche estreme (pedofilia, sesso, morte) coinvolgono l'esistenza di una bambina, rappresentata con magica grazia e talento precoce dalla quattordicenne Jodie Foster.
Canada, 1974. Dall'Inghilterra lo scrittore Jacobs Lester, assieme alla piccola figlia Rynn (Jodie Foster), si trasferisce a vivere in una piccola comunità, sulle rive di un fiume a Québec. La vigilia di Halloween, la piccola Rynn spegne tredici candeline celebrando il suo compleanno in silente solitudine. Riceve la visita di Frank Hallet (Martin Sheen), figlio della padrona di casa, che sembra mostrare particolari attenzioni nei suoi riguardi. In seguito la proprietaria, la signora Cora Hallet (Alexis Smith), tenendo un comportamento autoritario e razzista ha un diverbio con la piccola Rynn, per essersi introdotta in casa in maniera invadente alla ricerca di alcuni oggetti conservati in cantina. Passano i giorni e il comportamento della bambina è sempre più insolito: non frequenta la scuola, si reca personalmente in banca a prelevare denaro e mai ha occasione di presentare il padre ai vari ospiti. Conosce il poliziotto di origini italiane Miglioriti (Mort Shuman), che la informa sulla pessima reputazione di Frank, pedofilo ormai noto per avere importunato altre bambine. Per un fatale incidente, durante una seconda visita, Cora muore in casa di Rynn. La piccola, dopo aver occultato il cadavere in cantina, con l'aiuto di Mario (Scott Jacoby), un ragazzo disabile (esperto illusionista e nipote di Miglioriti) incontrato casualmente, riesce a riportare l'autovettura a casa di Cora. E proprio con Mario trova una ragione per uscire dalla solitudine, scoprendo in lui dapprima un amico, poi un fedele confidente al quale raccontare la sua drammatica storia, infine un sincero amante.
"Quanti anni devi avere prima che comincino a trattarti come una persona?"
(Rynn)
Rynn spegne tredici candeline perché - sottolinea a Frank durante un dialogo allusivo ed enigmatico - "non ne aveva altre". Un evidente riferimento al fatto che non è più una bambina. Forse fuori, forse in apparenza sembra essere tale, ma interiormente è stata costretta a crescere, a diventare donna prima, molto prima, del tempo. È quindi in età di ragazzina (più che ragazza) e per come pensa, agisce e parla sembra davvero strana: legge Emily Dickinson, studia l'ebraico e ha già fumato ("centinaia di volte") hashish. È però quel tipo di stranezza che diventa tale solo agli occhi degli ingenui e degli sprovveduti. È quella stranezza alla quale conduce la vita, nelle sue diramazioni avverse e tragiche. Figlia di genitori in crisi coniugale, con un padre poeta e scrittore nominato oltre 80 volte nel film e mai intravisto: una malattia se l'è portato via prematuramente, costringendola a sopravvivere da sola nonostante i suoi pochi (miseri, vien da dire) anni. Come dice lei stessa al poliziotto, sorpreso di non riuscire mai a incontrare il papà: "Forse lei non conosce bene i poeti: Edgar Allan Poe era un drogato, Dylan Thomas era un alcolizzato, Hemingway si è suicidato."
Capita rare volte che per imperscrutabili convergenze, in parte aleatorie e in parte dettate dalla logica, un film raggiunga livelli impensabili. Nemmeno ipotizzati, probabilmente, dagli autori stessi. Nicolas Gessner è infatti un regista poco produttivo, con solo 22 titoli in carriera e perlopiù relativi a lavori destinati al piccolo schermo. Come lo era, in origine, anche questo The little girl who lives down the lane, ispirato da un bellissimo romanzo di Laird Koenig, anche autore della sceneggiatura, dopo una prima opzione che avrebbe dovuto convertire il racconto in opera teatrale (cosa che poi avverrà nel 1997). Alla notevole base narrativa, centrata prevalentemente sulle vicende tragiche di protagonisti "diversi più che strani" (ebrei, orfani, invalidi), si somma la presenza di un'attrice magicamente performante. Jodie Foster all'epoca appena quattordicenne, era già un'interprete di talento, da sette anni sulle scene. Il film è esclusivamente basato sul suo straziante personaggio, un "outsider" che fa cose dissacranti in maniera precoce: assassina, drogata, emancipata sessualmente e, soprattutto, innamorata (del giovane disabile). Benché la stessa Foster abbia poi rinnegato il film, in particolare per la scena di nudo (girata con controfigura della sorella all'epoca ventenne, Connie Foster), ritenendolo uno dei peggiori interpretati, Quella strana ragazza che abita in fondo al viale raggiunge il raro livello di capolavoro cinematografico, in virtù di un'eleganza nella rappresentazione che è diametralmente opposta al contenuto. Ben fotografato, con ambientazioni autunnali e colori attenuati nei cromatismi, adatti a rendere lo stato intimo e psicologico dei personaggi anche a livello esteriore, quasi che il malessere di vivere della piccola Rynn arrivasse ad influenzare, con un'energia malefica e pessimista, gli elementi circostanti: dalle piante spoglie e con tonalità spente, alle vie deserte e coperte da foglie cadute, sino agli interni d'appartamento (la terribile cantina, mai visitata dalla telecamera ma ampiamente presente e rappresentata sottoforma di inquietante botola). L'accompagnamento sonoro, con apice tragicamente romantico in chiusura ritmato dal "Concerto per piano n. 1" di Chopen, si adatta anch'esso alla storia. Una storia di lacrime e sangue - potente e impressionante per quanto il dramma invade prematuramente l'esistenza d'una bambina costretta intimamente a diventare donna anzitempo - che trova un necessario equilibrio grazie a un elemento comunque positivo: l'amore sincero e puro, non ancora filtrato da malizia o interesse, che si pone a metà dei due estremi dando comunque una parvenza di senso, un blando significato, alla vita, pure se tragica e dolorosa al punto che la stessa talvolta sembra davvero non averne.
Curiosità [1]
Il titolo originale (The little girl who lives down the lane) deriva da una filastrocca di origine britannica del XVIII° secolo, relativa alla tassazione:
"Baa Baa pecora nera, hai della lana? Sì signore, sì signore, tre sacchi pieni: uno per il padrone, uno per la Dama, uno per il ragazzino che vive in fondo al viale".
L'interpretazione è da intendere considerando la pecora come metafora di un commerciante, assillato da un esattore delle tasse, al quale risponde che parte della lana andrà al "padrone' (il re), parte alla 'dama' (che significherebbe regina e patria) e parte al ragazzino che 'vive in fondo al viale', intendendo con ciò che il commerciante di pecore difenderà e sosterrà i suoi altri connazionali.
[1] Fonte: imdb
"La scuola significa sentirsi dire che cos'è la vita, e non scoprirlo da soli."
(Rynn)
"Abbiamo imparato a condurre un'esistenza, ma non una vita; abbiamo aggiunto anni alla vita, non vita agli anni."
(Bob Moorehead)
Trailer
F.P. 06/12/2021 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 88'05")
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