Espandi menu
cerca
Milano calibro 9

Regia di Fernando Di Leo vedi scheda film

Recensioni

L'autore

GIANNISV66

GIANNISV66

Iscritto dal 10 maggio 2010 Vai al suo profilo
  • Seguaci 141
  • Post 39
  • Recensioni 224
  • Playlist 38
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Milano calibro 9

di GIANNISV66
10 stelle

C'era una volta il poliziottesco. Comincia così una storia tutta italiana, di un genere che ha molte affinità con lo spaghetti-western. Ovvero prendere un genere nato altrove e modificarne la struttura, gli stilemi narrativi, il linguaggio, per approdare a qualcosa di asolutamente nuovo che ben si distingue da ciò da cui era partito.
In Italia tutto comincia con Banditi a Milano di Carlo Lizzani, che però è un poliziesco vero e proprio; bisogna aspettare qualche anno e Steno dirige La polizia ringrazia con Enrico Maria Salerno e qui comincia la storia del poliziottesco: inseguimenti senza tregua, violenza senza censura e spesso senza motivo, una spruzzata generosa di sesso e una recitazione sempre un pò  sopra le righe. 
Il genere tocca il suo culmine però con tre film di Fernando Di Leo, passati alla storia del cinema come la Trilogia del Milieu, che a mio parere stanno al poliziottesco come il trittico di Sergio Leone - Clint Eastwood (meglio noto come Trilogia dell'Uomo senza nome) stava allo spaghetti-western.
Proprio con il primo di questi film Di Leo tocca il suo vertice: Milano Calibro 9. La vicenda del piccolo malavitoso Ugo Piazza (un superbo Gastone Moschin) viene tratta dagli scritti di Giorgio Scerbanenco, più che da un unico racconto da situazioni appartenenti ad alcuni racconti tutti parte dell'antologia il cui titolo (ovvero Milano Calibro 9) diventa il titolo del film. Per un paradosso la storia narrata nel racconto omonimo non contribuirà in alcun modo a questo film ma sarà la base per il successivo La Mala Ordina, celebre per avere dato ispirazione a Tarantino per alcune scene di Pulp Fiction.
Una vicenda di violenza quella di Ugo Piazza, uscito di galera e sospettato di essersi intascato una notevole somma derivante da un mancato scambio di valuta clandestina in dollari (e già le prime scene con gli scagnozzi del boss che cercano di estorcere informazioni dai "corrieri" con metodi molto spicci fino ad ammazzarli tutti - tutti tranne Ugo Piazza che, per sua fortuna, era in galera per rapina - sono un manifesto del poliziottesco, dei suoi eccessi che però ne garantivano al tempo stesso l'autenticità). 
Rispetto a molte produzioni del genere, dove talora il pressapochismo la faceva da padrone, facendo risultare i film di questo filone divertenti ma anche con parecchi difetti che ne minavano la credibilità, qui siamo davvero su un ben altro livello. Se è vero che gli stilemi sono quelli del poliziottesco, con pregi e difetti conseguenti, è altrettanto vero che la narrazione è avvincente e la storia che ci propone Di Leo è complessa e per nulla banale negli sviluppi. Questo fa di Milano Calibro 9 un capolavoro, capolavoro nel suo genere certamente, ma mentre molti altri titoli di quella stagione visti oggi appaiono ancorché interessanti o godibili, comunque datati, qui siamo di fronte a un film che non teme il trascorrere del tempo.
Epica la scena del regolamento dei conti tra Piazza (aiutato dall'amico fraterno Chino - un grande Phlippe leroy) e la banda del boss. Amaro il finale con il tradimento della donna (una bellissima Barbara Bouchet) come le regole del gioco vogliono. Un altro finale non sarebbe davvero stato credibile. 

Sulla trama

Ugo Piazza torna in libertà dopo tre anni di galera, ma ad attenderlo non ci sono affetti ma solo una banda che lo sospetta di avergli sottratto una bella somma in dollari. Sangue, volenza, sesso e colpi di scena fino all'epilogo 

Sulla colonna sonora

Una citazione merita la bellissima colonna sonora, opera del gruppo prog-rock Osanna con la collaborazione di Luis Enrique Bacalov. Il suono del flauto di Elio D'Anna, che era un marchio di fabbrica della band, accompagna concitato le immagini del film. Bellissima la conclusiva There will be time

Su Fernando Di Leo

Fernando Di Leo, un grande del cinema italiano, sarà bene ricordarselo.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati