Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
Il giorno dopo averlo visto citato da Pedro Almodóvar nel bellissimo melo Carne Tremula, mi sono andato a cercare Ensayo de un Crimen nella playlist di film di Luis Buñuel gratuitamente visionabili su VVVID.
Un uomo pare intenzionato a sgozzare una suora, che perisce nella fuga precipitando nella tromba di un ascensore. Nei giorni successivi l'uomo, Alessandro de la Cruz, si presenta spontaneamente al commissariato raccontando di essere stato implicato in una serie di omicidi di donne, da lui immaginati, ma poi portati a compimento apparentemente dal caso o dal destino. Tutto trarrebbe origine da un carillon regalatogli durante l'infanzia dalla madre: la sua istitutrice, mentre inventava per lui la fiaba che l'oggetto aveva il potere magico di far morire le persone che il proprietario desiderava eliminare, viene colpita attraverso la finestra da una pallottola vagante esplosa durante gli scontri rivoluzionari nella strada sottostante. Dal turbamento morboso anche eroticamente suscitato da tale dramma trarrà origine, quando anni dopo Alessandro ritroverà il carillon presso un antiquario, l'impulso malato di uccidere le donne desiderate, tramutandosi in quello che oggi definiamo serial killer, ma solo in potenza, in quanto i suoi piani omicidi sembrano sempre essere anticipatati da una forza misteriosa, che agisce prima che sia lui stesso a portare a termine il suo intento.
Oggetto cinematografico di fascino perturbante, né noir né crime movie in senso classico, pur raccontando la vicenda di un (potenziale?) serial killer ed immergendoci nei meandri più oscuri dell'animo umano, Buñuel conferisce al suo atipico thriller un tono ironico da black comedy.
Il regista al solito si diverte a provocare e a sferrare stilettate al lato oscuro che si cela dietro la facciata della rispettabilità borghese: Alessandro, che nasconde le sue pulsioni violente dietro l'apparenza di un'impeccabile reputazione sociale, proviene da un milieu privilegiato chiuso in se stesso come una bolla impenetrabile, dove lo scoppio della rivoluzione è lamentato dalla madre solo in quanto scocciante impedimento per i suoi impegni mondani. D'altro canto la rappresentazione della doppia personalità del protagonista, che riconosce di oscillare dallo status di “grande santo” a quello di “grande criminale”, le sue brame erotiche che finiscono per celare sempre al loro interno pulsioni omicide, la sua ricorrente impotenza a soddisfarle, l'influenza fondamentale delle esperienze infantili nel plasmare le ossessioni dell'inconscio consentono a Buñuel un approfondimento psicologico, non finalizzato a fornire facili risposte ma piuttosto a sollevare inquietanti interrogativi.
Girato con la solita inventiva sfavillante fin dal gustoso macabro prologo della morte dell'istitutrice, dotato nella sua struttura a flashback di una fluidità narrativa che rende godibilissima la visione, è disseminato da tocchi di surrealismo e feticismo, che raggiungono il vertice nell'inquietante manichino iper-realistico di Lavinia, la modella che è l'unica che il caso/destino interviene per salvare, che viene incenerito in suo luogo in una scena di morboso sadismo, con il particolare della gamba che si stacca dal manichino, che mi ha ricordato la protesi rimovibile indossata da Catherine Deneuve nel successivo Tristana. Certamente non stupisce che il tema dell'ossessione che permea questo film abbia colpito Almodóvar suggerendogli la citazione.
Se il finale, dopo che l'innocente Alessandro viene rilasciato in quanto “non ci sarebbero carceri sufficienti al mondo se si arrivasse a condannare le intenzioni”, di primo acchito mi è sembrato un poco consolatorio (va bene il potere dell'autosuggestione, ma basta sbarazzarsi del carillon per diventare una persona normale?), poi ho riflettuto che Lavinia potrebbe salvarsi semplicemente perché in un senso è stata già uccisa dal protagonista, che l'ha vista liquefarsi nella forma del somigliantissimo manichino e pertanto può aver così già sfogato ed esaurito l'impulso ad eliminarla nell'unico (surrogato di) assassinio che è riuscito a compiere.
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