Regia di Richard Brooks vedi scheda film
Un buon western, che comunque a me piace di più nella prima parte. Poi il gioco si fa molto amaro, e anche ambiguo, e mi risulta meno piacevole. E' un film complesso che si interroga su alcuni temi cruciali in voga allora, ma mai passati completamente di moda, come il senso della rivoluzione dal basso. Il regista è onesto nel mettere in luce le ineludibili contraddizioni di ogni rivoluzione, specie quanto al capire da quale delle due parti stiano “i buoni”. Il sunto finale sembra comunque essere che la rivoluzione il suo senso in qualche modo ce l'ha, e mantiene un suo misterioso fascino. Nel discorso dell'irriconoscibile Jack Palance come capo dei rivoluzionari, emerge infatti il suo insopprimibile desiderio di cambiare il mondo con una qualche rivoluzione, quantunque ne riconosca tutti i limiti. Non ultimo, è quello che ogni rivoluzione parte con i migliori ideali umanitari ma degenera in breve tempo in un bagno di sangue. Benché non condivida tutti i risvolti del ragionamento, si tratta comunque di una riflessione apprezzabile e onesta, oltre che in anticipo sui tempi. Proprio per questo, sarebbe stata utile ai rivoluzionari del '68 e ai terroristi di tutte le bandiere che ne seguirono.
Tutti gli attori sono molto bravi, e il regista sa condurre il film con sicurezza e, nella prima parte, un piacevole andamento tranquillo. Tutti i personaggi sono ambigui, avendo aspetti apprezzabili accanto e meschinità e vigliaccherie, e solo il committente dell'impresa è completamente negativo. Tra l'altro è un Ralph Bellamy che nella screwball comedy degli anni '30 e '40 ci aveva abituati a ben altri ruoli.
E' un film problematico e a volte sgradevole, con parecchi morti tra l'altro, che è anche rappresentativo della generazione di registi liberal americani degli anni '60.
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