Regia di Luciano Salce vedi scheda film
Secondo - non solo cronologicamente - film della saga fantozziana: inferiore al capostipite, ma superiore ai successivi. Forse troppo iperbolico, è comunque un ritratto acuto, caustico e amaro delle dinamiche aziendali e di classe, con alcuni episodi giustamente da antologia (soprattutto l'emblematico cineforum).
“Secondo” in tutti i sensi: inferiore al precedente, ma superiore ai successivi. Qui Salce e Villaggio calcano forse troppo sull’iperbole e sulla comicità slapstick, riciclando anche trovate del film precedente, cosicché alcuni episodi girano un po’ a vuoto (ad esempio, quello del circo e quello della battuta di caccia), pur mantenendo quell’amarezza di fondo che è la costante e il maggior pregio del film. Tuttavia, i momenti in cui Fantozzi si confronta con i superiori (con esiti ovviamente disastrosi) sono tra i migliori della serie, anche grazie alle indimenticabili caratterizzazioni di Faà Di Bruno, Bologna e Vestri. La trasferta a Montecarlo e la cena alla villa sono una spietata rappresentazione del contatto degli “inferiori” (come li definirebbe il Barambani di Fantozzi contro tutti) col mondo degli eletti, che aprono le porte ai subordinati unicamente per umiliarli, così come squallida e umiliante è la botta di “vita da ricchi” della serata all’”Ippopotamo”, triste parodia, pagata a caro prezzo, dei piaceri e dei lussi immaginati dagli impiegati. Ma il momento forte, giustamente celebrato, è il cineforum in concomitanza con Italia-Inghilterra, critica caustica di un approccio alla cultura elitario e penitenziale, ultima vera impennata d’orgoglio del Ragioniere, che, nei film successivi, sarebbe diventato sempre più simile all’inetto e pavido Fracchia.
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