Regia di Luciano Salce vedi scheda film
"Per me... La corazzata Kotiomkin... È UNA CAGATA PAZZESCA!!! " "Braaaaaavooooo!!!!!" l'urlo liberatorio dei poveri dipendenti angariati da un dirigente con manie cinefile, il Professor Guidobaldo Maria Riccardelli, è l'urlo che tutti noi una volta nella vita (confessiamolo) abbiamo rivolto, sottovoce oppure magari solo mentalmente, a chi ci propinava film mostruosamente noiosi come capolavori, ai critici militanti che schifano il film di successo anche se magari è bello perché l'accessibilità è una vergogna e un film vale tanto più se la gente comune ne vive la visione come un supplizio. Con il termine "noi" intendo riferirmi (giusto per chiarire) a tutti coloro che amano il cinema senza pregiudizi e con sincerità, e sono anche capaci di affermare di fronte a un supposto capolavoro: "mamma mia che scatole!!!!".
Di solito quando parlo di un film ne esamino le varie parti cercando di cogliere il significato complessivo dell'opera, stavolta no. E non perché questo Secondo Tragico Fantozzi non abbia altri episodio di rilievo: ci sono eccome, e sono rimasti nel mito, su tutti lo spassosissimo varo della nave aziendale con la madrina d'eccezione (Contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare) impegnata in un involontario tirassegno sui partecipanti con la bottiglia che avrebbe dovuto sancire il tradizionale battesimo del natante, e la altrettanto spassosissima cena con Fantozzi e Filini assediati da un cane reazionario ("ma come si chiama sto cane?...Fido...Fuffi..." Si chiamava Ivan il Terribile XXXII, discendente diretto di Ivan il Terribile I, appartenuto allo Zar Nicola, leggendario campione di caccia al mugiko nella steppa, e fucilato come nemico del popolo durante la Rivoluzione d'Ottobre sulla Piazza Rossa). Mi soffermo sulla scena del cineforum perché quello è il fulcro della pellicola, il senso più profondo di questa come anche del precedente Fantozzi: l'analisi della piccola borghesia dell'Italia di allora, con i suoi tic, le sue intime aspirazioni che la portavano a scimmiottare i comportamenti delle classi più elevate senza riuscire in realtà ad andare oltre la parodia.
Guardiamo Fantozzi, Filini, Calboni, la Silvani e in realtà non possiamo non pensare a personaggi che incrociamo nel quotidiano. Questa cosa poi era lampante nell'Italia degli anni '70 e '80, quando una situazione sociale molto particolare (una situazione politica esplosiva e altamente instabile correlata però a un certo benessere, almeno per quello che era l'allora ceto medio) creava dei modus vivendi descritti benissimo in questo film.
Tutti al cineforum a vedere il cinema di qualità ma il vero sogno è starsene a casa davanti alla frittatona di cipolle a vedere l'Italia del pallone che sfascia la perfida Albione.
Fantozzi (Paolo Villaggio, non c'è neanche bisogno di ricordarlo) allora diventa quasi un eroe perché è l'unico che manifesta sinceramente la sua insofferenza prendendosi botte di "merdaccia" dall'odioso Riccardelli, mentre il compare di (dis)avventure Filini (uno strabiliante Gigi Reder) che si siede compunto a fianco dell'aguzzino è l'emblema del piccolo borghese che si adegua.
E lo diventa quando lancia il suo urlo di battaglia e guida alla riscossa anticinefila i vessati colleghi: mentre brucia l'odiosa Corazzata Kotiomkin (curiosità: si tratta chiaramente del celeberrimo "La Corazzata Potemkin" ma non vennero concessi i diritti per l'utilizzo e Salce rigirò ex novo le scene salienti affibbiando al tutto un titolo parodistico) sullo schermo passano L'esorciccio, Giovannona Coscialunga e La Polizia si incazza (pure quest'ultimo se lo inventarono Salce e Villaggio).
Ma i sogni muoiono all'alba e la polizia alla fine si incazza veramente, e il povero Fantozzi si ritrova su una carozzina in una sorta di pena del contrappasso a rotolare giù da una scalinata per reintepretare la scena madre dell' "immortale capolavoro".
Come a dire che è inutile avere paura del purgatorio perché in realtà ci siamo già dentro.
Un film molto divertente, uno dei pochi è mai riuscito a farmi sdraiare dalle risate, ma anche un film costruito con grande intelligenza che spara senza pietà su obiettivi definiti e li colpisce in pieno. Una pellicola comica che riesce dall'altra parte anche nell'obiettivo di far riflettere lo spettaore più attento.
A cena dalla Contessa: "Filini e Fantozzi andarono alla festa con due micidiali frac presi in affitto: Filini sembrava un mutilato, Fantozzi praticamente in bermuda!!"
"Colori di Fantozzi: Rosso, Rosso Pompeiano, Arancio Aragosta, Viola, Viola Addobbo Funebre, Blu Tenebra! Sul Blu Tenebra Fantozzi andò in coma cardio-respiratorio!" (la voce narrante è ovviamente di Paolo Villaggio)
" Ma si... ma in fondo, ma chi se ne frega!!" Fantozzi alla famiglia nella penultima scena (l'ultima è quella del parafulmine)
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