Regia di Tonino Ricci vedi scheda film
Nell'Alaska di inizio Novecento il piccolo Tim fa amicizia con il cane lupo Buck. Quando una banda di ladri, durante un tentativo di colpo, uccide suo nonno, Tim sa che potrà contare su Buck per rintracciare gli assassini.
Una discreta produzione, un'ambientazione suggestiva, un cast adeguatamente internazionale, avventura & buoni sentimenti miscelati in giuste dosi, una manciata di stunt canini: et voilà, questa è la ricetta di Buck – Ai confini del cielo. Tonino Ricci – alias Anthony Richmond, sui titoli di testa – sa bene come si fa a confezionare un prodotto simile, che fa leva sia sull'azione che sulla destinazione per famiglie; si tratta peraltro della sua penultima regia, e l'ultima sarà una sorta di sequel: Buck e il braccialetto magico (1998). Di rilevante c'è poco naturalmente: la storia si lascia seguire, ma è piuttosto blanda dal punto di vista logico e gli snodi narrativi principali sono davvero grossolani (vedasi la morte del nonno di Tim, un po' buttata lì); la sceneggiatura si ispira a un non meglio dichiarato romanzo di Jack London – presumibilmente Il richiamo della foresta – ed è firmata da Tito Carpi, che parte da un soggetto scritto dal regista. Tra gli interpreti centrali: John Savage, William Berger, David Hesse, Jennifer Youngs, Rik Battaglia, Ottaviano Dell'Acqua e il piccolo Jesse Alexander. Ritmo appena sufficiente, messa in scena impeccabile dato l'innegabile mestiere di Ricci e dei suoi collaboratori tecnici (fotografia: Giovanni Bergamini; montaggio: Otello Colangeli; costumi e scenografie: Mauro Del Gaudio). 3/10.
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