Regia di Mauro Bolognini vedi scheda film
Tratto dal romanzo di inizio Novecento di Charles-Louis Philippe (Bubù di Montparnasse), scrittore che conobbe a fondo le tematiche del racconto (povertà, violenza, malattia, prostituzione), è questo un lavoro calligrafico che ben rappresenta lo spirito con cui Bolognini si rivolgeva al cinema: un'impostazione di fondo teatrale, una cura ragguardevole per i particolari, un'eleganza formale che lascia però spesso spiazzati per la freddezza. Gli interpreti sono buoni (c'è anche un ruolo secondario per Gigi Proietti), la narrazione sciolta, ma allo spettatore, dopo aver constatato che sono bravi tutti, non rimane granchè: Bubù è una parabola sulla crudeltà della vita ("La miseria è l'unica certezza", dice ad un certo punto Berta, ripensando alla propria vita costellata di sciagure) che si chiude con un (adeguatamente) mancato lieto fine. Tutto qui. 5,5/10.
Berta da filatrice diventa prostituta, per poter mantenere l'amato Bubù; contrae così la sifilide e tutto si complica. Ma un nuovo amore, quello per il gentile e disinteressato Piero, porta nuove speranze; anche se Bubù ovviamente non gradisce.
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