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Le notti di Salem

Regia di Tobe Hooper vedi scheda film

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La recensione su Le notti di Salem

di Texano98
6 stelle


Le notti di Salem è una delle occasioni mancante del cinema horror, senz'altro una delle più dolorose. Il micro(macro)-cosmo ritratto da Stephen King nel 1975 è un'affascinante unione di disillusione, folklore, malinconia e orrore dall'alchimia molto cinematografica. Ci sono, purtroppo, due elementi che spingono un amante del genere a dare un giudizio così modesto al film di Tobe Hooper: lasciando indietro il paragone con il capolavoro di Stephen King, il quale è senz'altro un'opera di difficile riduzione nel caso di un breve minutaggio (una Serie TV di alcune puntate potrebbe svolgere un egregio lavoro nell'approfondire i numerosi personaggi), intendo concentrarmi su altri aspetti, premmettendo come la riduzione di per sè non abbia alcun motivo di critica, svolta adoperando un'intelligente sintesi dei personaggi del libro (in certi casi veri e propri accorpamenti di più caratteri in una sola figura!).

Il problema a monte? Un amante dell'orrore vuole dall'occhio di Hooper qualcosa di diverso da un'opera senza alcuna goccia di sangue, per di più, con vampiri sì molto efficaci come aspetto e caratterizzazione (si pensi ai bambini-vampiro che tornano fluttuando per "fare visita" agli amici sopravvissuti, o alla terrificante immagine di un Barlow simi-Nosferatu) ma spesso presenti in scene che scadono nel ridicolo, con morsi feroci che somigliano piuttosto a baci oppure vampiri che invece di scappare davanti all'immagine di una croce si limitano a levitare tranquillamente, nuotando nell'ombra come se stessero facendo un bagno.

Senz'altro l'immagine della tremenda Casa Marsten è iconica, con le pareti adorne di greve pittura verde e colma di teschi di animali che riportano alla mente Non aprite quella porta, quel gusto di Hooper per il marciume latente all'interno della società americana. E' anche evidente l'orchestrazione dietro diverse scene - si pensi al momento ansiogeno in cui Mike Ryerson viene richiamato all'interno della bara del piccolo Danny Glick - ma fallisce nella resa scenica di tali suggestioni, nessuno potrà mai dire se a causa delle redini imposte dalla produzione o per effettiva lascività di Hooper. Il vero peccato indistricabile, se vogliamo, è proprio questo: il film restituisce la sensazione che Hooper fosse realmente uno dei pochi capaci di rappresentarlo degnamente, il che rende la delusione più amara; se penso a questo Salem's Lot penso a un cult, il quale, purtroppo, non avrà più l'occasione di essere realizzato appieno dal maestro texano. Riposa in pace, Tobe. 

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