Regia di Luis Buñuel, Salvador Dalì vedi scheda film
Un'ermetica e fondamentale opera surrealista, che va letta e interpretata sul piano psicanalitico per l'insieme di elementi simbolici che la compongono, impreziosita dal fondamentale contributo di Salvador Dalí. Immortale esempio di cinema visionario, iconoclasta e dal contenuto sempre attuale.
Immagini surreali, legate al mondo onirico e all'irrazionale, riempiono lo schermo a partire dai primi secondi dopo i titoli di testa, quando un uomo con un rasoio (lo stesso Luis Buñuel) recide l'occhio di una donna (in realtà quello di un vitello). Operazione simbolica che ha doppio senso: oltre a quello (terribile) figurato sottentra il concetto "nascosto", ossia di violenza sull'occhio dello spettatore, costretto a vedere oltre, aldilà (quello che mai ha visto e che non vorrebbe mai vedere). La narrazione procede per simboli, anticipata da cinque didascalie (C'era una volta, Otto anni dopo, Alle tre del mattino, Sedici anni prima, In primavera) che sembrano non aver alcun nesso con le scene annunciate ma che invece alludono al tempo, come se la storia fosse da inquadrare in un "eterno e universale presente". Quello che scorre sullo schermo è dunque una rappresentazione d'amore tra un uomo e una donna (con messa in scena di un primissimo nudo, del tutto oltraggioso per l'epoca) che sembra però essere ostacolata dall'inconscio dei due protagonisti e da condizionamenti morali che limitano la carica aggressiva di entrambi.
"C’è una crepa nella mia visione e la follia l’attraverserà sempre." (Anaïs Nin)
Da Wikipedia:
"All'inizio l'uomo va in bicicletta, mentre una donna sta leggendo un libro in una casa, per poi buttarlo via: l'inquadratura mostra una pagina con La merlettaia di Vermeer, un simbolo della femminilità casalinga e tradizionale. La donna si affaccia alla finestra e vede l'uomo in bicicletta che passa e cade proprio davanti alla sua porta. Allora scende e, trovandolo ancora immobile, con una misteriosa scatola a righe al collo, lo soccorre e lo bacia. Tornata in casa apre la scatola a righe e vi trova una cravatta a righe, avvolta in carta anch'essa a righe, che ella mette in un colletto di cartone, ricreando sul letto la forma dell'uomo con i suoi abiti distesi. Si siede poi ad aspettare guardando il letto finché non si accorge dell'uomo nella stanza. Lui si sta guardando la mano, al centro della quale si trova un foro dal quale escono formiche (un'immagine che Dalí disse di aver sognato). Anche la donna si avvicina, allora sovvengono immagini sessuali (peluria di ascella, paragonata a un riccio di mare). La scena successiva mostra un personaggio androgino, vestito da uomo ma dai tratti femminili, che per strada, in mezzo a una folla curiosa allontanata a stento da un poliziotto, tocca con un bastone una mano mozza. L'uomo e la donna guardano dalla finestra. L'androgino tiene in mano la stessa scatola a righe dell'uomo, per cui rappresenta forse una sua proiezione di femminilità. L'androgino resta solo con la scatola in mezzo alla strada e macchine gli passano vicino, finché una non lo investe, sorprendendo l'uomo. A quel punto lui è preso da un raptus sessuale e si dirige verso la donna, immobilizzandola contro un muro e toccandole con insistenza i seni, che lui immagina nudi, facendo un'espressione di intensa libido animalesca (arriva anche a sbavare). I seni diventano poi natiche nude e poi ancora seni, finché lei non lo respinge scappando per la stanza. Lui la insegue finché lei non resta in un angolo, minacciandolo con una racchetta. Allora lui inizia ad avvicinarsi malizioso, ma nell'incedere deve raccogliere due corde e trainare un misterioso fardello, che si scopre essere composto da due tavole che sembrano quelle dei Dieci Comandamenti, due pianoforti con sopra una carcassa putrefatta d'asino ciascuno, ai quali sono legati anche alcuni preti distesi (simbolo dei freni alla sessualità posti dalla Chiesa e dalla società). Uno dei due preti era interpretato da Dalí, ma poi nella scena montata fu sostituito da un altro attore; per un errore, però, è possibile vedere Dalí per pochi fotogrammi la prima volta che vengono inquadrati i due preti."
Nonostante l'apparente illogicità del cortometraggio, da un punto di vista psicanalitico Un chien andalou contiene contenuti profondi, del tutto illeggibili seguendo un approccio al film di tipo interpretativo tradizionale, ovvero quello di considerare il girato ponendo l'attenzione sulla trama, non sviluppata secondo una logica razionale.
"Tristane et Isolde" di Richard Wagner è un brano (assieme a due tango argentini) che fa parte della versione sonorizzata, nel 1960, su indicazioni di Luis Buñuel. Considerato come esemplare anticonformista, e nell'ottica di pellicola realizzata agli albori del cinematografo (1929), Un chien andalou resta un'opera di altissimo livello, proposta in qualunque scuola dedicata alla formazione di talenti artistici (ad esempio, la sua visione al DAMS di Bologna è imprescindibile) impreziosita da significati ermetici e nascosti agli occhi dello spettatore, resa particolarmente efficace sul piano visivo grazie al fondamentale contributo di Salvador Dalí.
"Credo che il più grande dono che Dio abbia dato all’uomo non è il dono della vista, ma il dono della visione.
La vista è una funzione degli occhi, ma la visione è una funzione del cuore." (Myles Munroe)
"Ci vuole qualcuno con una visione delle possibilità per raggiungere nuovi livelli d’esperienza. Qualcuno col coraggio di vivere i suoi sogni." (Les Brown)
F.P. 12/06/2021 - Durata: 15'49"
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