Regia di Mauro Bolognini vedi scheda film
L’esordio cinematografico di Bolognini si esercita su un soggetto quasi banale, peraltro già trattato, in diversi modi, da Lattuada e Fellini con Luci del varietà, da Steno e Monicelli con Vita da cani (entrambi del 1950) e, l’anno precedente, dal Chaplin di Luci della ribalta, cui qui si fa esplicitamente riferimento. Tuttavia, Bolognini sa mettere in quest’operina qualcosa di personale, con la critica al nascente mondo della televisione (già sottoposto al dominio di sponsor invadenti e dirigenti politicanti), l’inquadratura di manifesti del P.C.I., velate allusioni sessuali e un personaggio principale, interpretato da Carlo Dapporto (vero mattatore dello spettacolo di rivista), incattivito e sgradevole, molto lontano dalla umana simpatia ispirata dal Peppino e dal Fabrizi dei film sopra citati. Un filmetto assai interessante (anche per gli accenni ai cambiamenti e alla moda di un tipo di spettacolo, che di lì a poco tirerà gli ultimi calcetti), e non un mero veicolo per l’astro della canzone Nilla Pizzi. 6½
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