Regia di Michele Massimo Tarantini vedi scheda film
Terzo e ultimo capitolo della saga della Fenech poliziotta a firma Tarantini. Se già il primo rasentava il fondo, si immagini qua la situazione quale potrà essere; La poliziotta a New York è un concentrato di oscenità, gestacci, espulsioni improvvise di gas corporei, parolacce, stereotipi di ogni tipo (il sosia, i poliziotti pasticcioni, i boss bambinoni, etc.) e per fortuna anche di zinne della Fenech, per le quali ogni buon sostenitore del filone erotico-demenziale dovrebbe ringraziare il cielo ogni dì. Il cast è pure dignitoso, con Vitali, Montagnani, Maccione, Giacomo Rizzo e pure particine per Enzo Andronico e Ennio Antonelli; ciò che non funziona mai è l'impasto grossolano fra dialetto romanesco e dialetto siculo, inflessioni che dovrebbero aiutare a caratterizzare (ed a riconoscere, per il pubblico) i personaggi ed invece finiscono per ibridarsi e sbrodolarsi fra loro continuamente, generando ulteriore confusione. Si ride se non si fa caso a tutto questo, cioè al film. 2/10.
Per incastrare un boss italoamericano, la polizia di New York convoca due colleghi da Roma che sono sosia perfetti della pupa e della guardia del corpo del boss. Li sostituisce e i due portano, nonostante i mille inconvenienti e con altrettante gag, all'arresto del delinquente.
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