Regia di Stuart Rosenberg vedi scheda film
Una fattoria riadibita a penitenziario, in cui vige la legge del più spietato, si contano i vermi nella zuppa, i reclusi più belli d'aspetto vengono stuprati, e alcuni detenuti ritenuti "affidabili" vengono addirittura armati con il fucile a fare da cani da guardia agli altri, oltretutto, com'è ovvio, imponendo propri regolamenti e abusi: ma nell'ultima mandata di nuovi "ospiti" è presente, all'insaputa di tutti, il nuovo direttore nominato, Brubaker appunto, che a un certo punto scopre le carte e avvia una riforma più civile. Naturalmente la cosa disturba ai piani superiori, e urgono freni per l'onda moralizzante. Un regista "specializzato" con il filone carcerario, che già girò anni prima un titolo importante quale "Nick Manofredda", Stuart Rosenberg, e un divo notoriamente impegnato come Robert Redford si immergono in una storia che oggettivamente è interessante, e tocca corde sensibili: robusto nella narrazione, ben recitato ( c'è anche un Morgan Freeman non ancora noto tra i carcerati) e diretto, soffre un pò qualche cenno retorico di troppo, anche perchè è prevedibile fin dall'inizio che le alte sfere faranno di tutto per voltare le spalle a Brubaker e al suo disegno rinnovatore per un esercizio più civile della giustizia. Però, il finale con i detenuti che salutano con un ritmico batter di mani l'uomo che ha tentato di dar loro un ambiente più dignitoso è di quelli commoventi come il cinema americano ci ha abituato a conoscere.
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