Regia di David Cronenberg vedi scheda film
Innanzitutto l'idea di partenza: originale, affascinante, disturbante e grottesca al tempo stesso. La poetica della carne subito a centro scena, fin dagli inizi. Psicoplasmia, recita uno dei neologismi e concetti chiave del film: niente di più personale e azzeccato per stabilire i pilastri del cinema cronemberghiano. Psiche e corpo che si intrecciano, spaccando, annientando i confini della scienza e della coscienza. L'individuo, l'uomo, scandagliati in modo provocatorio, sconvolgente. Horror e thriller sì, ma anche dramma filosofico, medicina, analisi. Gli pseudo bambini frutto della rabbia, creature deformi e diaboliche, sono il manifestarsi fisico, tangibile della forza della mente, tumori maligni estesi oltre corpo e cervello della loro stessa madre. Il regista canadese ha la grande capacità di credere fino in fondo alla sua opera, gestendola con un climax tale da circoscrivere lo spettatore e catapultarlo in una realtà fatta di puro cinema. Gira bene, in modo quadrato, supportato da un'ambientazione glaciale, a metà strada tra i ghiacci del suo paese e una sala operatoria. Tutto deriva già dai suoi anni settanta, e i futuri capolavori sono legati da un cordone ombelicale (questo sì, evidente, esistente), la cui fonte deriva da una suggestione di partenza che ci vede materia di studio e manipolazione. Il pensiero come motore e l'arte come linguaggio, verrebbe da dire, alla loro massima potenza. Musiche per partitura d'orchestra efficacissime.
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