Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Una ragazza ricca e timida, avviata verso lo zitellaggio, fa un colpo di testa e contro il volere dei genitori sposa un playboy ambiguo e spendaccione. Joan Fontaine ha un personaggio molto simile a quello di Rebecca, la prima moglie; solo che, mentre Laurence Olivier si limitava a metterla in soggezione col suo comportamento, Cary Grant sembra costituire un pericolo per la sua stessa vita. In realtà il film parte come la storia di una coppia male assortita, e solo dopo la metà diventa un thriller. Hitchcock si prende i suoi tempi: come di consueto, accumula indizi inquietanti a carico del personaggio maschile per poi sorprendere lo spettatore ribaltandone le attese (sia pure con un finale davvero frettoloso). Tutto sommato, anche senza arrivare a prospettare l’uxoricidio, il film avrebbe potuto funzionare lo stesso per come riesce a costruire un clima di mistero grazie a un effetto doccia scozzese: la fiducia della moglie verso il marito viene continuamente smentita dalla scoperta della sua ennesima prodezza e poi rinasce di nuovo, finché non si sa più cosa credere di lui.
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