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Il sospetto

Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il sospetto

di obyone
7 stelle

 

Joan Fontaine, Cary Grant

Il sospetto (1941): Joan Fontaine, Cary Grant

 

"Suspicion" è il quarto film americano di Alfred Hitchcock e su di esso aleggia, deciso, "il sospetto" di una calcolata operazione finalizzata ad emulare il successo di "Rebecca". La RKO proprietaria dei diritti del romanzo "Before the Fact" di Anthony Berkeley Cox, sin dal 1935, affidò il racconto al maestro del brivido, guarda caso, nella tarda primavera del '40, pochi mesi dopo l'uscita nei cinema del film prodotto da David O. Selznick. Verso la fine di quell'anno iniziarono le operazioni di scrittura che culminarono con l'inizio delle riprese nel febbraio del 1941. Il soggetto letterario era simile al romanzo di Daphne Du Murier anche se tale somiglianza si sarebbe accentuata man mano che la sceneggiatura di Samson Raphaelson, su ordine del presidente RKO George J. Schaefer, veniva rivista dalla moglie di Hitchcock, Alma Reville, e dalla scrittrice Joan Harrison allo scopo di ingentilire un finale considerato poco adatto al periodo di guerra e ai fini commerciali della Major. Ed effettivamente, terminato il lavoro di penna, i punti comuni tra "Rebecca" e "Suspicion" furono maggiori rispetto alla prima stesura, quella dark preferita dal regista, in cui il protagonista maschile avrebbe ucciso senza scrupoli la moglie. Alla fine in entrambi i film la protagonista femminile era ingenuamente innamorata di un uomo che conosceva superficialmente ed entrambe le pellicole si dipanavano attorno ai misteri che accomunavano i mariti di Joan Fontaine. Già. Se risultò scontato affidare al regista più in voga del momento le pagine di Cox, ancor di più, in virtù delle somiglianze tra i due personaggi, e in virtù dell'apprezzamento goduto da "Rebecca", sia di pubblico che di critica, fu naturale ingaggiare la splendida Joan Fontaine che avrebbe ottenuto nel 1942 l'Oscar per il suo ruolo dell'ingenua zitella Lina McLaidlaw compensando, in un certo qual modo, la mancata statuetta per la parte di Mrs de Winter. RKO aveva individuato la ricetta che prevedeva due identici ingredienti (Hitchcock+Fontaine) ed un surrogato di delitti e segreti già familiari al pubblico americano. 

 

Joan Fontaine, Cary Grant

Il sospetto (1941): Joan Fontaine, Cary Grant

 

La versione finale di "Suspicion" fu dunque annacquata dai finanziatori e, a mio modesto parere, l'unica sensibile differenza tra le due pellicole del maestro fu l'impossibilità di approdare al finale più libero possibile. Nel 'Sospetto" la morale impose un happy end che riportava la coppia sui binari della convivenza attraverso la depuratoria arte della confessione e del perdono. In "Rebecca" il finale consolatorio e favorevole alla coppia era tutt'altro che accettabile da un punto di vista morale. L'assassino la faceva franca e il ricattatore doveva desistere dalla sua volontà per un caso fortuito benché avesse intuito una verità diversa da quella proclamata. Chi avesse voluto avrebbe potuto cogliere in "Rebecca" un messaggio equivoco che, evidentemente, non passò inosservato quando RKO decise di porre dei limiti al maestro negando la morte consapevole di un'innocente e la mancata somministrazione della giustizia.

Per il resto direi che i due film si equivalgono perché, Hitch non perse certo la mano nel giro di un anno e la sua capacità di creare suspance rimase intatta utilizzando il meccanismo della soggettiva che suggeriva al pubblico di schierarsi con la giovane Lina e con gli elementi investigativi in suo possesso. Lo spettatore tendeva ad immedesimarsi con Lina ma l'empatia richiesta dal regista era parziale poiché spesso la donna veniva dipinta come preda di una crisi di nervi che la rendeva poco attendibile ad occhi analitici.

In un abile succedersi di indizi e smentite Hitchcock ci porta verso la fine dove scoprire gli intenti dell'uomo e le verità della donna. Rimane quel po' di ambiguità che la riscrittura gli permise anche se personalmente non ho visto più in là delle carte scoperte nell'ultima mano giocata ad alta velocità nella sequenza al cardiopalma lungo il burrone. La chiaccherata finale rendeva meno orribile e, forse, più meritevole di compassione, l'imbroglione Johnnie Haysgarth e meno pazza la sua assennata metà.

Oltre a Joan Fontaine, virginale e benestante zitella di 23 anni (come cambiano i tempi!!) che si sposava per ripicca o per mancanza di speranza il cast si completò della presenza di Cary Grant, un aitante damerino e dai modi civettuoli, innamorato delle donne e del loro danaro. Una prima volta anche per lui. Prima collaborazione tra Hitchcock e Grant mentre altre bionde avrebbero avrebbero, presto, sostituito Fontaine nel cuore di Hitch.

Naturalmente da non perdere.

 

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Nigel Bruce, Joan Fontaine, Cary Grant

Il sospetto (1941): Nigel Bruce, Joan Fontaine, Cary Grant

 

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