Gli occhi straniati dell’agente Sam Tyler si aprono di sbieco sul selciato della strada, mentre la radio della sua macchina continua a suonare la stessa canzone. Simbolica, ossessiva, Life on Mars è una canzone che parla di spettri, di schermi, di follia. Sembra un folle anche Sam, quando finalmente si alza in una Manchester diversa, piena di strade mal asfaltate, mattoncini rossi, giacche di pelle e pantaloni a zampa d’elefante. A quanto pare Tyler ha fatto un salto indietro nel tempo di più di trent’anni. Il suo è un incubo, magari prodotto dal coma in cui riversa dopo il terribile incidente d’auto in cui è stato coinvolto. O forse è qualcos’altro, un desiderio inconscio di rimettere le cose a posto in un universo nuovo, prima di tornare alle sfide del quotidiano?
Life on Mars - Di cosa parla
Nel 2006 il detective di polizia mancuniano Sam Tyler, che ha il volto gentile e sfuggente di John Simm, è alle prese con casi vorticosi e angoscianti, che sembrano riflettere la piega irrisolta della sua stessa vita. Sulle tracce di un maniaco assassino seriale, scopre che la sua collega ed ex fidanzata, Maya, è stata rapita dallo stesso ed è in pericolo di vita, ma proprio mentre è appena sceso dalla sua macchina viene investito da un’auto in corsa. Al suo risveglio le cose non saranno più come una volta: dopo un attimo iniziale di smarrimento per l’aspetto evidentemente diverso del luogo in cui credeva di essere, viene catapultato in un commissariato di polizia che dovrebbe essere il suo, ma non lo sembra. Il detective capo del commissariato, il rozzo Gene Hunt (Philip Glenister), lo informa finalmente che si trova nell’anno 1973. Tyler, ancora sconvolto, negherà l’evidenza così a lungo e così ostinatamente di fronte ai suoi nuovi colleghi e sottoposti da essere ritenuto un pazzo. Ciò nonostante, gli sconosciuti detective lo accompagneranno nella prima, emblematica prova sotto la guida di Gene Hunt, misteriosamente collegata con gli eventi del 2006. La sua passione e dedizione al lavoro lo faranno ben presto apprezzare da questi uomini lontani anni luce dalla sua sensibilità, rinchiusi per gran parte del giorno in uffici dai colori cupi, dall’aria tetra e impregnata di fumo. Ma cosa rappresenta davvero il viaggio nel tempo di Sam Tyler? La serie britannica del 2006, proseguita poi con una seconda stagione nell’anno successivo, fornisce una parziale risposta agli interrogativi dello spettatore, lasciando una lieve sottotraccia d’ambiguità fino alla fine. Il fantasy intreccia il dramma, percorrendo allo stesso tempo i vicoli intricati di un poliziesco atipico, scalcagnato, che sembra guardare da vicino i gangster movie di fattura postmoderna piuttosto che i serial americani di genere analogo. I casi che Sam e soci devono risolvere sembrano solo un pretesto e a ben osservare non appaiono neppure poi tanto ben scritti e articolati come accade altrove. Ciò che domina è una sostanziale insicurezza nei confronti del sistema, qualunque esso sia, una sfiducia nelle istituzioni corrotte e in se stessi che ben conoscono anche l’ingenuo Chris Skelton (Marshall Lancaster), agente semplice, e il cinico Ray Carling (Dean Andrews), ma anche, e soprattutto, la dolce Annie Cartwrite (Liz White), giovane donna molto competente nel suo lavoro ma che fatica ad affermarsi in un ambiente fortemente misogino.
La fotografia della serie UK è virata in un caldo e avvolgente color seppia, che sembra raffreddarsi nella seconda stagione, quando il contatto tra Sam e la sua verità sembra farsi più vivido, urgente, illuminato da fari ospedalieri che tanto ricordano la classica “luce alla fine del tunnel” comatoso in cui il protagonista sembrerebbe imprigionato. La vita di Sam negli anni ’70 è disseminata da fantasmi e indizi sparsi che lo ricollegano al presente, i quali fuoriescono nei momenti più impensati alienandolo dalla sua nuova dimensione: carillon sinistri, proclami televisivi, sveglie che annunciano date e orari dal significato latente e terribile. Nella prima stagione l’ambientamento sarà duro, ma soprattutto sarò dura piombare in un mondo solo parzialmente vissuto nell’infanzia e forse idealizzato, ora rivisto con gli occhi di un adulto. Mentre indizi e arresti si susseguono, non risparmiando allo spettatore una discreta dose di crudezza e violenza spesso perpetrata dagli stessi agenti, Tyler riscopre il suo passato e si rivede a quattro anni, invischiato nel mistero della scomparsa di suo padre. Allo stesso tempo, si approfondisce il rapporto amicale con Gene Hunt, prima soltanto un capo burbero e sbrigativo e via via sempre più un punto di riferimento per Sam. Anche lo stesso protagonista sembra essere più apprezzato dai colleghi per il suo approccio nel risolvere i casi, spesso vincente, basato su un sapiente dosaggio tra mente ed empatia. Gli anni della polizia terribilmente corrotta, della pigrizia e del languore, si aprono a Sam come un nuovo spiraglio, una possibilità di comprendere la sua vita attuale in balia dell’ansia provocata da pezzi mancanti. La permanenza di Sam nel suo universo parallelo deve però avere una svolta decisiva e l’uomo dovrà porsi alcune importanti domande: il 1973 è un sogno o potrebbe essere l’unica realtà possibile? La sua vita nel 21° secolo è solo un’illusione? E se non lo è, desidera veramente tornarci?
La regia alterna i pezzi colonna sonora dell’epoca, dalla sognante main theme ad altri pezzi dello stesso Bowie (il cui trasformismo e forse involontario studio dei cambiamenti degli uomini ritornano nello spin off Ashes to Ashes, ispirata a un altro suo successo), passando per Deep Purple, Roxy Music dell’era glam, Uriah Heep ed Elton John. Di quest’ultimo ascoltiamo Rocket man, altro riferimento al tema dello spazio esplorato dallo stesso Bowie con Space Oddity e strettamente connesso al remake americano della serie, in cui “rocket man” diviene un soprannome per il protagonista. Un sound vintage che carpisce frammenti sognati ed energizzanti di un periodo in cui tutto o quasi sembrava essere possibile, unito alla cura per i dettagli estetici come abbigliamento e automobili, arredamenti interni, gestualità e linguaggio, fortemente radicato nel territorio di Manchester e probabilmente anche nell’ambiente poliziesco. Vincente sembra essere anche la cupa ironia attribuita al personaggio di Philip Glenister, le cui battute sessiste, razziste e comunque mai sussurrate sembrano essere entrate nell’immaginario dei fan, e che comunque appaiono come elementi atti a stemperare la forte drammaticità della serie.
Il cast
John Simm, ovvero l’agente Tyler, è un volto dell’intrattenimento made in UK. Nato a Leeds nel 1970 e di carattere schivo, ha al suo attivo una filmografia non troppo prolifica ma piuttosto importante, che ha inizio con la serie Rumple of the Bailey nel 1992. Insieme a un giovanissimo Andrew Lincoln, noto per il… Vedi tutto
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John Simm
Sam Tyler
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Philip Glenister
Gene Hunt
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Liz White
Annie Cartwright
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Dean Andrews
Ray Carling
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Marshall Lancaster
Chris Skelton
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Noreen Kershaw
Phyllis Dobbs
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Tony Marshall
Nelson
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Allan Gentleman
Policeman
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Rafaella Hutchinson
Test Card Girl
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Barry Evans
DC Hendry
Guida agli episodi
Produzione e ricezione
Gli episodi di Life on Mars - ideata da Matthew Graham, Tony Jordan e Ashley Pharoah e trasmessa per la prima volta in UK il 9 gennaio 2006 - sono 16 e suddivisi in due stagioni. Agli occhi dello spettatore “profano”, ovvero poco esperto di serie british, gli stessi appaiono come mini film per la loro durata di circa 60 minuti. La messa in onda dell’ultima stagione termina il 9 aprile 2007 sulla rete BBC One, La produzione è della BBC e della Kudos film and television, e sono state realizzate due versioni di cui una per il mercato britannico e un’altra per la distribuzione internazionale, in cui ogni singolo episodio viene ridotto di durata e “depurato” di alcune scene considerate troppo forti per alcuni mercati, come ad esempio quello statunitense. In Italia Life on Mars è arrivata ad aprile 2007 con il canale satellitare Jimmy, mentre è del 2009 la prima messa in onda “in chiaro” da parte di Rai Due. Se in Italia l’accoglienza alla serie è stata piuttosto tiepida, relegata ad un pubblico di aficionados e spettatori “compulsivi” di serie, appassionati soprattutto di materiale “brit”, in patria il telefilm è stato invece molto apprezzato, anche per la presenza di volti riconoscibili come quello di John Simm e di Philip Glenister. A quest’ultimo si deve probabilmente anche la realizzazione di uno spin-off ambientato negli anni ’80, Ashes to Ashes, in cui la protagonista “sulla carta” è l’agente Alex Drake, che viaggia dal 2008 al 1981 a causa di un proiettile, ma in ultima analisi risulta essere Gene Hunt il personaggio centrale e probabilmente anche la chiave di tutti gli eventi narrati. In Ashes si chiariscono anche alcuni misteri rimasti parzialmente irrisolti in Life on Mars. Tra il 2006 e il 2008 Life on Mars ha ottenuto anche diversi premi, come due International Emmy Award come miglior serie drammatica, il riconoscimento del pubblico British Academy Award e infine un premio alla sceneggiatura a Matthew Graham per l’episodio 1. Il rating sella serie risulta essere piuttosto alto: sul sito IMDB il punteggio ottenuto è di 8,4 su 10.
Le stagioni
Stagione 1
La prima stagione di Life on Mars è andata in onda sul canale inglese BBC One nei primi mesi del 2006. È composta da 8 episodi di circa 60 minuti ciascuno ed è basata sull’arrivo e sull’ambientamento di Sam, il protagonista, nel 1973. Ogni episodio è apparentemente incentrato su un singolo caso poliziesco da risolvere ma il vero fulcro delle vicende sembra essere il rapporto di Sam con sua madre e suo padre, piccolo criminale la cui improvvisa sparizione è sempre stata un mistero per l’uomo. Alcuni fantasmi del passato e immagini indecifrabili radicate nella sua memoria dal giorno del suo quarto compleanno, avvenuto proprio nel 1973, riemergeranno e si chiariranno nel finale di stagione.
Stagione 2
La seconda stagione della serie presenta lo stesso numero di episodi della prima ed è andata in onda nel 2007. Durante le otto puntate Sam, ormai a suo agio nel 1973, riceve continui richiami della sua vita nel “futuro”, mentre si approfondisce il rapporto con Hunt. Ormai suo mentore e amico, con i colleghi Chris e Ray e infine con Annie, per la quale prova un interesse romantico. Nell'episodio finale verrà a conoscenza della vera natura del suo viaggio. La seconda stagione, andata in onda in UK fino al 10 aprile 2007, coincide in parte con la prima messa in onda italiana sul canale a pagamento Jimmy, che trasmette la prima stagione dal 4 aprile 2007 e prosegue poi con la seconda nello stesso anno. Entrambe le stagioni verranno replicate poi nell’estate 2009 da Rai Due e nel 2012 su Rai 4, anno in cui è utilizzata anche per lanciare il sequel Ashes to Ashes (2008 – 2010), in prima visione italiana.
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