Regia di Dino Risi vedi scheda film
E' incredibile come questo film del '62, considerato a ragione il capolavoro di Dino Risi, sia attualissimo ancora oggi e oserei dire, quasi profetico: la corsa folle dell' Italia del boom economico, oggi è arrivata al capolinea e si sta schiantando nel burrone della crisi.
Film straordinario che si presta a molteplici e complesse chiavi di lettura che ha in sè il germe d' inizio di tanta commedia italiana contemporanea che purtroppo, lungo la strada, si è svuotata di contenuti e profondità, fino a diventare volgare, insulsa e superficiale.
Ma Il sorpasso no e i toni sono solo apparentemente leggeri.
Questo film girato in un bellissimo bianco e nero, sorretto da una sceneggiatura che non stanca mai, era e rimane una splendida, disillusa, cinica e pessimistica metafora della vita vissuta al massimo, una vita spericolata come quella di Vasco Rossi, senza freni e limiti, senza regole, con la convinzione di essere invincibili, di arrivare prima degli altri.
Un' illusione di onnipotenza, di forza inarrestabile, di vittoria sicura e facile.
I due protagonisti di questa storia on the road non potrebbero essere più diversi per attitudini e temperamento.
Sono due anime che rappresentano approcci diversissimi alla vita, quella di Bruno, (un Gassman trascinante, superlativo e travolgente) fracassona, esuberante e superficiale che prende tutto per gioco, con arrogante allegria, e Roberto, timido, serio studente di legge, conformista attento a non uscire dal seminato, che vorrebbe pianificare con costanza e attenzione il suo futuro, ma suo malgrado, si lascia pericolosamente sedurre dalla strada più facile e immediata e dal carisma travolgente di Bruno, per cui la vita è essenzialmente godereccia, una eccitante folle corsa in auto, senza preoccupazioni, senza lavoro, senza pensieri tristi o sacrifici per il domani, perché si vive solo l'eterno momento presente, l'istante perpetuo.
Bruno è un adulto che non vuole crescere mai, che non prende impegni di alcun genere, o responsabilità, facilone anche verso la ex moglie e la figlia adolescente, una giovanissima Cathrine Spaak.
Bruno è il modello sbagliato e abbagliante, quello che ha l’aria sempre da vincente, è ciò che anche Roberto vorrebbe essere, e l’inganno sta proprio in questo saper nascondere il vuoto dietro una bella facciata ammiccante e sorniona.
Due uomini che sono due estremi tra cui non c'è equilibrio dove uno è destinato sempre a soccombere, due solitudini diverse nei motivi e negli obbiettivi.
Una commedia che è una rappresentazione amara, ma vera dell’anima italiana.
Ma il finale è impietoso e non fa sconti e dice chiaramente che c’è un prezzo da pagare molto alto se non si cambia rotta.
Da vedere almeno una volta.
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