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Il sorpasso

Regia di Dino Risi vedi scheda film

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La recensione su Il sorpasso

di Peppe Comune
9 stelle

"Il sorpasso" di Dino Risi è uno dei film più belli e caratterizzanti di quella stagione aurea della storia del cinema italiano andata sotto il nome di "commedia all'italiana", quando si raccontava il paese mettendone a nudo i vizi e le debolezze attraverso la delineazione emblematica dei suoi tipi d'autore, quando si diede corpo a un insieme di film che ancora oggi resistono all'usura del tempo e che alla stregua si un saggio di Sociologia offrono un quadro più che esauriente per chiunque voglia conoscere di più e meglio il carattere di una nazione chiamata Italia. In questo quadro d'insieme, Bruno Cortona (Vittorio Gassman) e Roberto Mariani (Jean Louis Trintignant) rappresentano due perfetti esempi di come si intendeva parlare del paese partendo dalla caratterizzazione particolare di esponenti peculiari del suo popolo. Ma più di loro, direi che assolutamente centrale è la Spider bianca decappottabile, l'oggetto del desiderio di tanti giovani in rampa di lancio, capace tanto di riflettere gli umori e il temperamento di entrambi, quanto di simboleggiare l'adesione acritica a un modo di procedere nella vita che guardava più alla forma che alla sostanza, più all'apparire che all'essere, sorpassando continuamente chi ti stava davanti senza il benchè minimo rispetto delle regole. E' lo stumento attraverso cui vengono abbattute le normali percecezioni dello spazio e del tempo. Le distanze sono letteralmente divorate e il solo tempo a cui si presta attenzione è quello che serve per colmare lo spazio che intercorre dal punto in cui ci si trova e quello in cui si decide di arrivare. In quella macchina sono delineate due precise psicologie : l'alta borghesia da un lato, arrivista e pressapochista, con l'aggressiva faciloneria di Bruno a rappresentare verosimilmente il nascente e crescente rampantismo dei "falliti" di successo ; lo spirito piccolo borghese dall'altro, con i suoi valori ben radicati e consolidati ma con un occhio sempre attento alle possibilità di migliorare la propria posizione sociale. La Spider bianca è mezzo e fine, insomma, la personificazione stessa di un destino che riguardava un intero paese. Nella silenziosa e deserta Roma ferragostana, la Lancia Aprilia di Bruno Cortona squarcia la coltre di afa che ha anestetizzato la città, come per vincere l'improduttiva oziosità di chi standosene immobilizzato non concorre a partecipare al decollo economico della nazione. Per Bruno l'importante è stare sempre in moto, non fermarsi mai, conoscere sempre nuove persone e promuovere sempre nuove relazioni. La vita dura giusto un giorno e passata la notte ne inizia subito un'altra. La velocità con cui viaggia gli fa sfiorare le cose mai toccarle, attribuirgli una forma indistinta mai completa. Ha una figlia (Catherine Spaak) che potrebbe essere la sua amante e un idea del tutto occasionale del lavoro. Roberto è la sua antitesi, timido e impacciato, è il tipo di ragazzo che sa aspettare il suo turno e che intanto progetta il futuro con la lentezza tipica di chi sa dare il giusto peso alle cose che si fanno. E' perfettamente consapevole del suo ruolo sociale ma questo non gli impedisce di maturare un inconfessabile attrazione per il mondo di Bruno che per lui rappresenterà una sorta di iniziazione alla vita. Il caso li fa incontrare e quando Bruno invita Roberto a fare un giro sul suo bolide la simpatica cialtroneria del primo ha la meglio sulle timide resistenze del secondo. Escono per una semplice gita fuori porta ma quel giro in auto si trasforma in un percorso esistenziale che ha tutti gli ingredienti di un viaggio allegorico nel cuore di un paese attraversato dalla contagiosa febbre del boom economico. Sostano in più tappe, sfiorando la tragicomica superficialità degli incontri occasionali e la sacralità delle abitudini ritualizzate. L'auto racchiude in se il modo in cui si istaura e si delinea il loro rapporto, ne assorbe la personalità fino a renderle interdipendenti, a complementarne gli slanci emozionali, a farli partecipi di uno stesso spazio, di una stessa idea di paese lanciato a tutta velocità incontro al suo radioso futuro. Un futuro degno di speranze, di aspettative, ma anche gravido di spiacevoli inconvenienti se le leve del comando non vengono usate col dovuto rispetto della regole. Un capolavoro assoluto.

Jean-Louis Trintignant, Vittorio Gassman

Il sorpasso (1962): Jean-Louis Trintignant, Vittorio Gassman

 

 

 

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