Regia di Dino Risi vedi scheda film
Il paesaggio umano che fa da sfondo alle spacconate di Bruno Cortona è un consommé di Italia cafona: un brodo primordiale della commedia all'italiana, la cui ricetta prevede di trasformare il malcostume in gag. La vertiginosa gimcana automobilistica del protagonista è, da un lato, un espediente tecnico per condensare, in unico film, una carrellata antologica sugli aspetti deteriori del carattere nostrano. D'altro lato, la corsa spericolata è la metafora di una filosofia facilona, che tira via sulle situazioni della vita, avendo come unico principio quello di andare sempre oltre, ad ogni costo, prendendo la direzione dettata dall'estro del momento. A questo atteggiamento spregiudicato e dissoluto fa da inefficace contrappeso la figura di Roberto, con i piedi saldamente a terra, però inerte e imbelle, in quanto drammaticamente schiavo delle abitudini e della timidezza. La sua è una serietà immobile e chiusa in se stessa, incapace di proporsi attivamente come concreta antitesi alla leggerezza. Roberto rappresenta quella parte di Paese che è dotata di coscienza civica e, però, non riesce ad emergere e a fare storia. A vincere è, purtroppo, il trascinante fascino della trasgressione, quel turbine di energia vitale che obnubila la mente e fa saltare i freni inibitori. Il finale racchiude la tragedia insita in una mentalità miope e godereccia che - come nell'esodo che a ferragosto svuota le città - preferisce la fuga di massa verso un piacere mondano e modaiolo, al lento e difficile cammino attraverso una vita individuale responsabile.
In grandissima forma. Superlativo.
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