Regia di Dino Risi vedi scheda film
Bruno Cortona, un giovanottone romano vivace e godereccio, trascorre la mattinata di ferragosto scorrazzando per la città a bordo della sua vettura sportiva. Avendo necessità di fare una telefonata, ottiene l'ospitalità di Roberto, uno studente universitario introverso, più giovane di lui, il quale gli offre l'uso dell'apparecchio di casa. Volendo compagnia, Bruno convince Roberto, impegnato nella preparazione per un esame, a seguirlo ai margini della città, per bere qualcosa insieme. I due iniziano così un lungo viaggio lungo la via Aurelia, facendo tappa sempre più lontano da Roma; un'esplosione di vita che sembra essere la normalità per Bruno, ed un'assoluta - e pericolosa - novità per Roberto. Diretto da Dino Risi, "Il Sorpasso" racconta, sullo sfondo di un'Italia in pieno boom economico, l'incontro tra due giovani uomini di indole molto diversa, offrendo di loro un'accurata caratterizzazione la quale consente di conoscerne connotati e prospettive in relazione ai contesti di vita. Bruno Cortona è interpretato da Vittorio Gassman; ad un primo sguardo, trasmette l'idea d'essere un uomo entusiasta della vita, esuberante, scavezzacollo, spaccone, esperto delle cose del mondo. Ama procedere ad alta velocità alla guida della sua vettura Lancia, strombazzando con il clacson non tanto per chiedere strada quanto per "urlare" al mondo la propria presenza. Vive di vari mestieri, traffici, affari poco chiari. Un giorno va bene, il giorno dopo va male; per Bruno "del doman non v'è certezza", egli ne è consapevole e lo dimostra vivendo con la massima intensità possibile. Roberto è ben diverso da luiu. Il giovane, timido, pacato, con il volto pulito da bravo ragazzo offerto dall'attore francese Jean-Louis Trintignant, deve ancora maturare. Conosce la vita per esperienze altrui; per quanto gli è stato insegnato, o per quanto ha appreso con lo sguardo del bambino o dell'adolescente. Ha una visione ideale della donna, del mondo del lavoro, delle persone care. E' molto intelligente - sin dall'inizio del rapporto con Bruno, pur non avendo forza di carattere per arginare l'esuberanza dell'uomo, ne scruta nell'intimo esprimendo, per bocca di un narratore che dà voce ai suoi pensieri, critiche impietose sul personaggio - ma dotato di una visione "limitata" della realtà. Ritiene che la sua vita debba procedere lungo un percorso prestabilito; studiare, avere la laurea, trovare un impiego, una sistemazione, una donna, e via di seguito. L'irrompere di Bruno in questo progetto accende all'improvviso la sua sete di vita. Insieme al compagno d'avventure, vive esperienze inedite; comprende che dietro le apparenze nei legami sentimentali e familiari, nel mondo del lavoro, nel rapporto con gli altri, c'è ben altro; che si può essere arbitri del proprio destino; che ciò può essere "il sale della vita". Bruno, dal canto suo, è un vincente solo in apparenza; egli ne è consapevole, tant'è che esprime alcuni amari commenti in proposito. Nonostante la sua espansività e le sue mille conoscenze, si trova a vagare da solo in un giorno di festa; i suoi approcci verso l'altro sesso sono grossolani, di scarso successo; non ispira fiducia nella trattazione degli affari; è rifiutato dalla ex-moglie, nonostante sia in rapporti civili con essa; la figlia lo considera un amico, non un padre, ed a ragione: egli non può insegnarle nulla, non è in grado di offrire modelli positivi. Roberto avrebbe tutti i requisiti per essere un "Bruno" di successo; un fascino discreto che piace alle donne, istruzione, educazione, buon senso, onestà, senso del dovere. Il suo improvviso "aprirsi alla vita", tuttavia, non gli porta fortuna; lasciare la via vecchia e ben battuta in favore di una nuova, sconosciuta, comporta insidie, pericoli, anche letali. La cattiva sorte è in agguato ovunque e, nell'occasione descritta nel racconto, il bersaglio è Roberto. Appaiono in scena, insieme a Vittoro Gassman e Jean-Louis Trintignant, Luciana Angiolillo, nel ruolo di Gianna, matura ed ancora piacente ex-moglie di Bruno, donna disillusa ma non negativa nei confronti della vita; Catherine Spaak, Lilly, figlia di Bruno, ragazza moderna, spontanea, senza dubbio maturata anzitempo a causa della disastro matrimoniale dei genitori ma ancora piena dei sogni dell'adolescenza; Claudio Gora, "Bibi", il fidanzato di Lilly, uomo maturo, solo in apparenza arrogante in virtù della sua ricchezza, di fatto un credibile esponente della sua classe sociale, composta di lavoratori indefessi, self-made-men, figli di una terra - il Nord Italia - nella quale, più di altrove, secondo la sua opinione, ci si rimbocca le maniche. Le ambientazioni spaziano da una Roma assolata deserta a varie località marittime o di villeggiatura, nel periodo della loro più folta frequentazione; in alcune si è principalmente di passaggio, in altre c'è vita notturna, in altre ancora, mare e passatempi da ricchi; di seguito, il luogo del ritrovo con i parenti "rimasti in paese". Gli italiani raccontati da Dino Risi godono appieno dell'opulenza connessa agli anni del "boom economico"; viaggiano, vanno in vacanza, lavorano, guadagnano, spendono, consumano. Non tutti sono partecipi di questo dinamismo. La via Aurelia è frequentata non solo da conducenti e passeggeri di veicoli potenti, ma anche da autocarri stracarichi di masserizie, contadini, operai silenziosi. I toni che prevalgono sono quelli della commedia; l'espressività spacconesca di Bruno, le situazioni imbarazzanti che determina, coinvolgendo suo malgrado Roberto, inducono al sorriso. Ma è un sorriso amaro; lo spettatore matura ben presto la consapevolezza della reale natura dell'uomo, di cosa veramente sia questo ragazzone mai cresciuto, nonostante la sua esperienza di mondo, che ama farsi strada, a bordo della sua vettura sportiva come nella vita, con chiasso ed arroganza. Diversi eventi, nonchè l'epilogo, ricordano altresì l'estrema e drammatica imprevedibilità del futuro. "Il Sorpasso" è un film on-the-road nel quale il viaggio assume significato di metafora. In un pugno di ore i due protagonisti, tanto diversi, eppure complementari, si spingono via via più in là; per Roberto è un "percorso iniziatico" che sconvolge la sua scala di conoscenze ed i relativi valori morali, consentendogli di assaporare la vita come mai prima ed incidentalmente esponendolo a rischi prima impensabili. Ben interpretato e ben messo in scena, il film ha altresì un alto valore documentaristico, raccontando un'Italia dei primi anni '60 nel quale il benessere si diffonde a macchia d'olio. Assolutamente da vedere.
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