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La via lattea

Regia di Luis Buñuel vedi scheda film

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La recensione su La via lattea

di sasso67
10 stelle

Nel suo significato etimologico, la parola eresia significa scelta. Alle origini del Cristianesimo, quindi, era tecnicamente un'eresia qualsiasi interpretazione data ai passi salienti (quelli contenenti i tratti caratterizzanti del nuovo credo) delle Sacre Scritture. Per questo, nella postfazione della Piccola enciclopedia delle eresie cristiane di Michel Théron (il melangolo), Francesco Chiossone scrive, riportando «l'irriverente tesi» dell'autore, che «in un certo senso si potrebbe affermare che il cristianesimo è l'eresia che ha prevalso storicamente su tutte le altre». Ed è proprio con la Storia che bisogna fare i conti, perché ben presto il termine eresia, da neutro che era, assunse un'accezione negativa. Nel significato moderno, l'eresia è un'interpretazione di uno o più dogmi di una confessione religiosa, difforme da quella codificata. Senza dilungarmi troppo sugli eretici (coloro che detengono o professano opinioni che si discostano dai dogmi della fede), sui quali esiste peraltro una copiosa letteratura, che spesso si conclude, purtroppo, con qualche rogo, penso che si possa affermare che La via lattea è un film eretico. E lo è non soltanto perché il lungo racconto picaresco del pellegrinaggio a Santiago de Compostela di questi due vagabondi è sostanzialmente un repertorio delle eresie cristiane dei primi secoli (priscillianisti, nestoriani, monofisiti) e dei secoli più recenti (si veda la sequenza capolavoro del duello tra il gesuita e il giansenista), ma è tale soprattutto perché Buñuel utilizza anche i dogmi stessi della Chiesa cattolica per ritorcerli contro proprio all'istituzione che li ha storicamente difesi con le armi e vari strumenti di tortura e coercizione. Basti pensare al breve e pungente intervento di Pierre (Paul Frankeur) nella locanda, quando il prete e il gendarme stanno discutendo della transustanziazione: «Una volta nello stomaco, che diventa il corpo di Cristo?». Del resto, che il tono del film sarebbe stato condotto sul filo dell'eresia, si capisce fino da una delle prime sequenze, quella in cui la Madonna dissuade Gesù dal radersi la barba e, subito dopo, invita un bambino (verosimilmente un altro figlio) ad andare a giocare con i fratellini, accreditando la versione, apocrifa e non accettata dalla Chiesa, che Gesù avesse dei fratelli e quindi Maria altri figli. Alla fine del viaggio, comunque, i due pellegrini paradossalmente adempiranno quanto aveva loro predetto e ordinato l'uomo con il mantello (Alain Cuny) all'inizio del cammino, cioè di accoppiarsi con una prostituta e di generare figli di prostituzione. E ciò, sottolinea pessimisticamente Buñuel, avviene proprio alle porte di Santiago de Compostela, la città che custodisce le spoglie del santo patrono di Spagna, dove i due vagabondi ammettono di essersi recati per fare soldi. La via lattea è il film complementare a Simon del desierto (1965) ed una summa dell'atteggiamento di Buñuel nei confronti della dogmatica cattolica, con la quale non si può non fare i conti. Chi ha amato il film messicano del 1965, non potrà non amare La via lattea e viceversa. Raramente, al cinema, si sono visti esporre dogmi e dubbi teologici di portata millenaria in maniera altrettanto dotta, rigorosa e divertente.

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