Regia di Arthur Penn vedi scheda film
Harry Moseby (Gene Hackman) è un investigatore privato che si occupa soprattutto di cause di divorzio. Un giorno viene contattato da un ex attrice ormai malmessa che lo ingaggia per riportare a casa Danny (Melanie Griffith), la figlia sedicenne sparita da circa un mese. Harry porta a termine la sua missione ma quando credeva di aver chiuso con questa storia scopre che a essa sono collegati traffici illeciti e una catena di delitti che finiscono per coinvolgerlo emotivamente. Intanto scopre che sua moglie Ellen (Susan Clark) lo tradisce con un altro uomo.
Bersaglio di notte - Gene Hackman
"Night moves" è un pregevole film di Arthur Penn, un opera dalla struttura narrativa affatto lineare e abilmentemente abitata da "altri" sottotesti, un film che vira certamente verso il giallo ma non prima di aver sostato a dovere sulla ricerca introspettiva dei protagonisti. Si direbbe anzi che la missione di Moseby di portare a casa la piccola "Lolita" (una seducente Melanie Griffith alle prime armi) faccia da corollario all'indagine esistenziale sulla sua vita se non fosse per la scia di sangue che, a un certo punto, comincia ad inondare il film conferendogli un ritmo e un afflato drammaturgico che va facendosi via via sempre più calzante. Harry Moseby è uno che non ha tanto voglia di scendere a compromessi, che preferisce la libertà d'azione alle facili posizioni di comodo. Ha l'aria tipica del perdente, ma solo perchè il suo senso del dovere è più forte dei gesti temerari, perché è ormai consapevole che di treni buoni per lui non ne passeranno più. E poi perchè deve confrontarsi con un passato che lo ha visto campione di football e con un presente dominato da un lavoro fatto per consuetudine e un matrimonio in crisi. Il detective Harry Moseby, per 125 dollari al giorno più le spese, oscilla tra i cocci di una vita da rimettere in ordine e l'esistenza di un gruppo di buontemponi che dietro la facciata di una vita gaia e spensierata nasconde dei terribili traffici illegali. E' un viaggio sul confine il suo, che non è solo quello fisico della Florida rasente la peccaminosa Cuba, ma anche e soprattutto quello morale, di persone disilluse che hanno voltato le spalle al "sogno americano". Gente che ricorda perfettamente dove si trovava quando in distinti momenti i fratelli Kennedy vennero assassinati, momenti rappresentativi di una cesura storica profonda per un paese votato all’ottimismo più sfrenato, momenti che segnarono soprattutto a livello emotivo le sorti esistenziali di intere generazioni. Come dimostrano in maniera emblematica le parole di Harry Moseby che, a precisa domanda, ricorda perfettamente che si trovava in viaggio per andare a disputare un partita del campionato professionistico quando a Dallas venne sparato a morte John Kennedy, e appostato per pizzicare un coniuge con l’amante quando invece venne ucciso Bob Kennedy. Nel primo caso, in braccio alla speranza di incamminarsi verso il futuro radioso dello sport professionistico, icona positiva di un paese che non ne è mai sazio ; inabissato, invece, in una vita mediocre che non lascia scampo nel secondo. In sostanza, Arthur Penn fa della condizione esistenziale di Moseby il metro da cui poter misurare le scosse telluriche che coinvolsero un itero paese. E del mare, l’elemento simbolico che, nel mentre sa generare l'attitudine "tentatrice" di guardare con altri occhi la possibilità di far fortuna, ti sprofonda senza appello nei suoi abissi vergini e incontaminati. Gene Hackman è grande come sempre (credo sia uno dei migliori attori di sempre) e giganteggia tra buone prove d'attore in un film da riscoprire e rivalutare a dovere. L'opera di un regista troppo sottostimato.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta