Regia di Arthur Penn vedi scheda film
Le storie di Arthur Penn sono spesso percorsi dolorosi, lungo i quali (ri)trovarsi è tanto inevitabile quanto inutile, se non addirittura dannoso. Lungo l’indagine dell’investigatore privato Harry Moseby si incrociano tante disperate corse all’inseguimento di ciò che non è giusto avere: un amante come diversivo ad un matrimonio in crisi, una figlia che si desidera solo per motivi di eredità, una libertà che è solo assenza di regole, un’opera d’arte rubata che può fruttare milioni. In questa ricerca si alternano fughe e riunificazioni, che si concludono sempre tragicamente, come se la sorte volesse punire chi decide di tornare indietro. La consapevolezza di fondo è che non è possibile recuperare il tempo perduto, perché gli anni scavano, tra le persone, fossati invalicabili: come il protagonista decide, una volta adulto, di non farsi riconoscere al padre che lo aveva abbandonato da bambino, così tutti gli altri personaggi dovrebbero avere il coraggio di lasciarsi alle spalle il male commesso o subìto, o il bene perduto, per poter guardare dignitosamente avanti. Tutti, invece, rimangono vittime del contratto a vita stipulato col rancore, che semina soltanto morte ed infelicità. Night moves è il dramma delle mosse avventate, dettate dalla smania di precedere il destino e che ci portano, invece, in fondo al vicolo cieco in cui esso è rimasto, di nascosto, ad aspettarci.
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