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Roma a mano armata

Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film

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La recensione su Roma a mano armata

di Paul Hackett
8 stelle

Girato nel 1976, un anno dopo "Roma violenta" e con l'evidente scopo di inserirsi nel solco del grande successo ottenuto dal film di Marino Girolami, "Roma a mano armata" riprende la figura del commissario tutto d'un pezzo che gioca secondo le proprie regole interpretato da un (a suo modo) indimenticabile Maurizio Merli. Contrariamente al giudizio di FilmTv, considero la seconda pellicola decisamente superiore rispetto alla prima: "Roma a mano armata" è un film più denso, più strutturato, più "americano" (varia e movimentata la sceneggiatura di Dardano Sacchetti), diretto in maniera impeccabile da un maestro del cinema di genere come Umberto Lenzi e, in due parole, dannatamente divertente. Rispetto al film di Girolami c'è meno sociologia spicciola e molta più azione, frenetica e concitata. Inseguimenti (da notare che Merli era famoso per girare le scene al volante senza controfigura), scazzottate (tante), qualche torbida scena di sesso (in stile pulp ante litteram) e anche diverse risate (soprattutto grazie al Gobbo/Milian, personaggio che farà epoca e ritornerà anche nel successivo "La banda del gobbo") per allentare la tensione altrimenti sempre altissima. Notevole il cast che può contare, oltre che su Merli, sul bel volto di una giovane Maria Rosaria Omaggio, sulla maschera indimenticabile di Tomas Milian, su ottimi attori come Giampiero Albertini ed eccellenti caratteristi come Biagio Pelligra. Splendida, come spesso accadeva in questo genere di film, la colonna sonora, firmata da Franco Micalizzi. Da notare, poi, un dato curioso che differenzia nettamente "Roma violenta" da "Roma a mano armata": mentre nel film di Girolami, in maniera abbastanza perbenista, il commissario Betti selezionava quasi lombrosianamente le vittime delle sue manesche "attenzioni" in ragione della loro brutta faccia (quasi sempre povera e proletaria), nella pellicola di Umberto Lenzi il commissario Tanzi distribuisce i suoi sganassoni in maniera lodevolmente equanime tra le più disparate classi sociali e, in tal senso, assolutamente indimenticabile è l'omerica scazzottata all'interno del "Circolo Monarchico" (sic!), reo di ospitare un'accolita di odiosi figli di papà dediti agli stupri e alla sopraffazione (probabile citazione del terribile episodio del cosiddetto "Massacro del Circeo", che aveva sconvolto l'opinione pubblica solo pochi mesi prima). Il film, come tutti quelli ascrivibili al cosiddetto filone "poliziottesco" anni '70, ebbe gran successo di pubblico ma scarsissimo di critica: se, però, per l'epoca, estremamente ideologizzata e con una latente guerra civile perennemente sul punto di esplodere, le polemiche potevano essere comprensibili (ma non del tutto giustificate), assai meno comprensibile è il fatto che ancora oggi si voglia insistere da più parti con i soliti pipponi socio-politici sulla (presunta) natura destrorsa di questi film. Sarebbe il caso, a decenni di distanza da quei giorni difficili, di archiviare la questione prendendo pellicole come "Roma a mano armata" per quello che sono: divertenti e coinvolgenti film d'azione, diretti con mestiere e, talmente impregnati delle atmosfere dell'epoca (è una parola abusata ma usiamola: vintage), da essere meritevoli di essere goduti anche solo da un punto di vista meramente estetico. Un gran film... di genere, ma comunque un gran film: voto positivo.

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