Regia di Edward Dmytryk vedi scheda film
Ci sono gli western dei grandi spazi, con esodi e praterie, e ci sono gli western ambientati in una città dell'Ovest, generalmente ambientati tra il saloon, la strada principale, l'ufficio dello sceriffo: "Ultima notte a Warlock", ormai un classico del genere, è da ascrivere in questa seconda categoria. Infatti, nella cittadina in cui il rispetto per la legge è praticamente nullo, la sopraffazione è una condizione naturale, e chi spara più veloce ha ragione del prossimo, viene assoldato un pistolero di nero vestito, e dalle colt bordate d'oro, accompagnato da un amico fedelissimo, che zoppica, ma è pronto a porre mano alla pistola per aiutare l'altro: l'ex bandito Gannon, pentitosi della vita dissoluta condotta fino ad allora, diventa sceriffo, e con il mercenario ha un rapporto conflittuale. Un western carico di sottintesi, dal legame, per l'epoca, più o meno scopertamente, omosessuale, tra i personaggi di Fonda e Quinn, al pentito Widmark, che affronta gli sbagli del passato, e per questo viene vituperato, e subisce la violenza di quelli che un tempo erano i suoi alleati, il duello in sottofinale che dà la svolta alla pellicola, e la conclusione pacifista, ne fanno un lungometraggio moderno, fatto più di atmosfere tese che da veri e propri momenti d'azione tipici dei racconti del West. In più, Dmytryk è stato un regista attento alle tortuosità psicologica dei propri personaggi, e immette le passioni nascoste dei caratteri a bilanciare gli sviluppi del racconto. Dell'imponente cast, che assembla tre colossi della tradizione western, difficile dire chi sia il più bravo, tra il dolente Quinn, il combattuto Widmark e il duro Fonda.
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