Regia di Edward Dmytryk vedi scheda film
Nel solito paese dove i cattivi spadroneggiano, i cittadini decidono di passare al contrattacco e ingaggiano un pistolero per mantenere l’ordine. Ne arrivano due, legati da un rapporto simbiotico e velatamente omosessuale (a volte nei western classici si tende a sovrainterpretare, ma in questo caso mi sembra che la sottotraccia sia abbastanza evidente). Poi accade l’imprevedibile: uno dei cattivi si fa nominare sceriffo, pagando in prima persona la sua defezione nei confronti degli ex compagni; e i cittadini, dopo qualche tentennamento, gli danno man forte nel momento decisivo. Come nelle migliori opere di Ford, L’uomo che uccise Liberty Valance in testa, attraverso una storia esemplare Dmytryk racconta l’affermazione della legalità sull’arbitrio (rappresentato non solo dai fuorilegge, ma anche dai giustizieri isolati) nei territori di frontiera: un western con robuste venature melodrammatiche, evidenti soprattutto nei personaggi di Anthony Quinn e Dorothy Malone. Magnifica la scena finale senza parole: Fonda dà un’ultima occhiata alla donna con cui ha sognato di iniziare una nuova vita, poi va ad affrontare Widmark; il più forte con le pistole è ancora lui, e glie lo dimostra, ma sa anche che il futuro appartiene al suo avversario.
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