Regia di Mauro Morassi vedi scheda film
Un truffatore dallo scarso appeal riesce a raggirare una donna matura che sta a capo di una casa discografica. Per poterla sposare, e quindi condividere le sue ricchezze, l'uomo si improvvisa talent scout.
Gaber, Celentano, Mina: tutti in un solo film; e in più, fra gli attori veri e propri (i primi si esibiscono soltanto cantando in playback): Mario Carotenuto, Marisa Merlini, Tiberio Murgia, Aldo Giuffrè, Aroldo Tieri, Raffaele Pisu e il giovane Mario Girotti, futuro alias Terence Hill. Il cast - per quanto peschi fra giovani cantanti in erba e seconde linee cinematografiche del tempo - è eccezionale, eppure Juke box, urli d'amore è passato immediatamente nel dimenticatoio; ed è naturale così, in quanto si tratta di un protomusicarello dalla trama di consistenza pressochè nulla, imbastita alla buona nella sceneggiatura di Ottavio Alessi, Ugo Guerra e Fabio De Agostini con l'evidente intento di portare sullo schermo, senza troppi fronzoli, un po' di 45 giri da promuovere. Storia risibile, messa in scena approssimativa, ma tanto mestiere negli interpreti e qualche vecchio singolo da riascoltare o riscoprire: all'epoca erano viste come accozzaglie di frastuono giovanilista, oggi tutt'al più possiamo affettuosamente considerarle canzoncine inoffensive e perfino ingenue, nel loro palese scimmiottare i miti americani e nel volere in qualche modo aprire la via italiana al rock and roll. Secondo lungometraggio per Mauro Morassi, il cui maggior... successo sarà Il successo (1963), sequel de Il sorpasso (1962) di Dino Risi (e da molti accreditato anch'esso proprio a Risi), dopo del quale giungerà a prematura scomparsa. 2,5/10.
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