Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film
Django è un altro caposaldo del western all'italiana, l'inizio di un filone e di una nuova icona popolare, con film d'ispirazione più che altro apocrifa, diretto da uno dei registi più abili del settore, S. Corbucci, e interpretato da F. Nero, esordiente in un ruolo principale.
Il film ha incontrato da subito un enorme successo che si è propagato negli anni fino a diventare un punto di riferimento estetico e soprattutto per quanto riguarda il "carattere" per registi come Quentin Tarantino e Robert Rodriguez (per nominare i maggiori, tra cui anche un occasionale omaggio di Takashi Miike).
Un'avventura di vendetta, di violenza spettacolare ed esasperata, in termini di quantità di morti ma a volte anche di truculenza, in immagini che, pur non indugiando troppo nel dettaglio, lasciano comunque il segno e vengono calibrate da un montaggio veloce. Psicologie abbastanza delineate e dialoghi che giocano con sentenze esagerate ma che al tempo stesso restano in bilico sul filo del trash senza sconfinare nel ridicolo, perché il gioco ruota tutto su una inverosimiglianza convinta, su trovate divertenti e volutamente calcate (la mitragliatrice, la sparatoria con le mani maciullate), su un paesaggio ostile, brullo, da una parte arido, dall'altra fangoso o paludoso, avidità, follie fanatiche sterminate con gusto e critica (certo estremi), persino una tendenza al manicheismo, ma anche, in fondo, un minimo di sentimento e consapevoli di fare sempre un film ludico. Un po' meno fluida la parte centrale, ma lo spettacolo regge. 7 1/2
Musica non eccezionale ma piacevole ed efficace di Luis Enriquez Bacalov. Titoli di testa con la canzone interpretata dal caldo timbro vocale di Rocky Roberts.
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