Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film
Django è un piccolo classico dello spaghetti western e forse è anche il titolo più noto della pur vasta filmografia di Sergio Corbucci. Da questa pellicola sono germinate innumerevoli riproduzioni, riproposizioni, variazioni sul tema ed infiniti sequel girati in tutto il mondo; è nota anche per essere la prima prova di un certo livello per Franco Nero protagonista, all'epoca venticinquenne, il cui sguardo fiero da 'buono e dannato' non ha nulla da invidiare ad un Eastwood. Ma la struttura di Django non è imparentabile con quelle dei western di Leone o affini: qui l'eroe positivo è di una crudeltà disumana e non disdegna di fare una carneficina continua dei suoi oppositori; la novità radicale non è tanto la tipologia del duello (uno contro tutti), quanto l'arma utilizzata, ovverosia la mitologica mitragliatrice custodita fedelmente dentro ad una bara. C'è abbastanza per creare un personaggio leggendario, e così in effetti ben presto sarà (il Morandini e Wikipedia citano 27-30 film con titolo Django solamente in Germania, negli anni successivi). Colpisce il cast tecnico: fotografia del futuro 'padre' di Trinità (Enzo Barboni, cioè E. B. Clucher), musiche - che non deludono le aspettative - di Bacalov, montaggio del già navigato (Il buono, il brutto, il cattivo) Baragli e del giovane Sergio Montanari, produce Manolo Bolognini. Sceneggiatura del regista e Franco Rossetti, entrambi insieme a Bruno Corbucci nel soggetto. 6,5/10.
Django arriva in un paesino messicano: è un pistolero provetto e trascina con sè una misteriosa bara. Le due bande rivali del paese lo prendono di mira; quella capitanata dal maggiore Jackson si scontra con lui e viene decimata: Django nasconde infatti nella bara una mitragliatrice. La vendetta dei superstiti sarà tremenda.
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