Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film
"Django" è a suo modo un film di genere e un capostipite, perché s'inserisce nel filone dello spaghetti western, ma lo innova in quanto a situazioni e atmosfere. La dose di violenza viene accresciuta notevolmente, così come le frasi ad effetto pronunciate laconicamente dal protagonista, con il cappello a nascondere gli occhi azzurri di Franco Nero. Purtroppo il personaggio non è per niente credibile, nel senso che non si capisce cosa voglia fare, se vendicare la moglie, aiutare la rivoluzione messicana, portarsi via l'oro, se ama Maria o se la disprezza. Anche il rapporto tra i due risente delle stesse incertezze di sceneggiatura. Così come il villaggio, dove non c'è altro che il saloon, il barista e le prostitute.
L'unica cosa credibile del film è il fango che si vede all'inizio della vicenda; l'unica cosa affascinante è questo nuovo pistolero (Nero diventò un eroe dello spaghetti western dopo Clint Eastwood e Giuliano Gemma) che si trascina dietro una cassa da morto. Quando si scopre cosa c'è dentro, il mistero del film se n'è già andato.
Un ex soldato nordista torna in un villaggio del sud, al confine con il Messico, trascinandosi dietro una bara, per vendicare la moglie uccisa da una banda di razzisti. Nel frattempo il villaggio si è ridotto a un bordello e a un cimitero a causa di una faida tra i fuorusciti messicani e i razzisti del maggiore Jackson.
Bacalov compone in pieno stile morriconiano.
Il Jimmy Douglas che interpreta il vigliacco padre Jonathan è l'italianissimo Gino Pernice (1927-1997).
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta