Regia di Stephen King vedi scheda film
Bisogna premettere che "Maximum Overdrive" dev’essere considerato come un prodotto trash e non in qualità di una short-story da prendere sul serio. King ha voluto consapevolmente inserire un registro kitsch nell'unico lavoro per il cinema ove si è cimentato nella direzione. Il tema? La solita tecnologia che prende una coscienza propria e riesce a sopraffare l’uomo. La circostanza? Un po’ “alla Night of the Living Dead”; i sopravvissuti, a causa di una cometa aliena in grado di manipolare i macchinari artificiali terrestri, tanto da trasformarli in apparecchi seminatori di morte, sono costretti a rifugiarsi in un autogrill e pianificare una strategia per svincolarsi da quella improvvida situazione. Gli stereotipi stelle e strisce non mancano. Ci sono campagnoli dalle maniere rozzissime, i classici americani di provincia che pensano di trovare rimedio alla disgrazia con l’ausilio di un buon armamentario nascosto in cantina, le dame schiamazzanti (Yeardley Smith, voce di Lisa Simpson) e l’antieroe di turno dal passato tempestoso che fa da deus ex macchina (Emilio Estevez nei panni del tenace Bill Robinson). Il pericolo si avverte dalle riprese grandangolari premonitrici della minaccia imminente. Quella da sotto il ponte mobile è una delle più azzeccate e dà un senso di inquietudine degno di nota; non disgustano neanche le sequenze a campo lungo dove si vedono a distanza gli autocarri “ribelli” andare a zonzo come degli squali che vanno alla ricerca della loro preda. "MO" offre anche dei siparietti pirotecnici fracassoni ma ben confezionati, momenti di stanca inutili (la parentesi sentimentale tra i due giovinastri è superflua), dialoghi pleonastici, auto-citazionismi assortiti (i riferimenti a "Christine" sono evidenti, mentre il volto del pagliaccio assatanato sul retro del tir è probabilmente una promozione al romanzo “IT”, pubblicato non a caso lo stesso anno di “Brivido”), un finale risolutamente lapalissiano. Da segnalare pure una psicologia dei caratteri sicuramente dalla natura volutamente sardonica, capace quindi di toccare vette di grossolanità mai raggiunte nemmeno dagli scritti più discutibili dell’autore, e la musica sacra degli AC/DC a cadenzare lo splatter; comunque, con tutte le pecche più o meno tollerabili e i buchi narrativi (mi chiedo perché mai dopo aver fatto il rifornimento di carburante, i camion perdano tempo fino a sera prima di contrattaccare) "MO" rimane un thriller demenziale di dignitosa fattura e, con i suoi luoghi comuni, leggermente fuori dal rango, grazie ad alcuni lievi ripieghi raccapriccianti e paradossali. Per chiudere una nota divertente: nella versione italiana (l’ho visto in entrambe le lingue) il doppiatore di Estevez, nella parte in cui il gruppo cerca di salvare il venditore di bibbie intrappolato, dice di poter raggiungere il magazzino precipitandosi «Dritto per Dritto» verso la meta… ovviamente l’espressione oggi potrebbe far venire in mente un certo comico nostrano.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta