Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
La Grande Guerra vista con gli occhi di Monicelli e scritta dalla penna di Age e Scarpelli, tutti nomi per i quali viene una gran nostalgia.
Un film bellissimo, senza riserve, uno dei capolavori del cinema italiano (e non solo). Dal regista, agli attori, agli sceneggiatori sono tutti in stato di grazia, e ci regalano un'opera irripetibile per molti motivi.
Monicelli riesce a trovare un difficilissimo equilibrio fra tragedia e commedia, dove la prima non perde nulla del suo mordente, e la seconda non sfigura e non appare mai dissacrante. A volte si ride di gusto (pur in situazioni minimaliste e sottotono), altre volte ci può sorprendere una lacrima per una delle tante tragedie della guerra. A questa quadratura del cerchio hanno partecipato anche il duo di sceneggiatori Age-Scarpelli, nomi che sono praticamente un timbro di garanzia per tutti i film a cui hanno partecipato. L'interessante galleria di personaggi, interpretati nel miglior modo dagli attori, viene dalla miniera della loro fantasia e dalla loro capacità di osservare le persone reali, con il loro carattere e psicologia.
Gassman e Sordi sono due perfetti opportunisti, lavativi e furbetti, che riescono sempre a svignarsela davanti alle responsabilità, che fanno il minimo possibile in tutti i loro doveri, e che cercano il tornaconto in ogni piega della vita militare. Tuttavia non sono veramente egoisti e, davanti ad una vedova ancora ignara di esserlo, sanno rinunciare ad una serata di balli, alcool e donne, pur di aiutare la poveretta. Altri personaggi memorabili sono il soldato grassone che va in missioni suicide a pagamento per aiutare la famiglia, e il comandante che si rende conto come l'insieme di quella guerra sia un'assurdità. In una particina si vede anche un giovanissimo Ferruccio Amendola, destinato in futuro ad una mediocre carriera attoriale ma ad una magistrale di doppiatore (secondo me tra i migliori in assoluto).
Il sapere coniugare la commedia con il dramma è proprio dei grandi; come è proprio dei grandi girare un film pacifista nel modo migliore, rinunciando cioè a tutti gli schematismi, i manicheismi e i didascalismi tipici di molti film pacifisti. Il messaggio ci perviene infatti con tutto il suo nitore, e le risate nulla tolgono all'orrore di quegli eventi in cui i popoli europei si massacrarono l'un l'altro senza un reale motivo.
Tra le molte sequenze memorabili segnalo quella del soldato austriaco che viene freddato mentre si sta bevendo tranquillo un caffè, e la vita in trincea. Irrinunciabile; per chi ama il cinema e, ancor più, per chi lo fa.
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