Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
Proprio ieri ho deciso di riguardare per l'ennesima volta uno dei film che mi hanno fatto innamorare dell'arte di Monicelli.Proprio ieri ho riammirato il perfetto equilibrio tra ironia sarcastica e tragedia dell'inutilità(la Grande Guerra appunto) che rende questo film indimenticabile.Proprio ieri ho pensato a quanto fosse grande il cinema italiano.E oggi la notizia.Mario se ne è andato.Ha deciso lui il come e il quando.Probabilmente non il dove,ma alla fine non importa,ha tenuto fede nella sua ottica al suo temperamento profondamente laico,al suo feroce principio di autodeterminazione.
Mario Monicelli per me era diventato una specie di coperta di Linus,la sua presenza una rassicurazione tangibile del passato che prioietta la grandezza della sua ombra sul presente.Una sorta di amuleto,assieme ai vari Risi,Steno e tanti altri del passato,contro la bruttura della commedia italiana di oggi(magari è meglio non fare di tutta un erba un fascio ma probabilmente non è possibile fare diversamente).Ma lui fino a stasera era stato qui tra noi.Ora non c'è più.Quando ho appreso la notizia ho avuto un tuffo al cuore e tutto ad un tratto ho pensato che avevo perso ogni protezione contro la brutta commedia italiana odierna.
La Grande Guerra
a mio parere è un film perfettamente esemplificativo sulla grande capacità di Monicelli di far ridere e di far riflettere.In Italia esistono pochi film incentrati sulla guerra del 15-18,un massacro rivelatosi inutile,un bagno di sangue sbagliato da qualsiasi prospettiva si guardi.Un conflitto che è ancora un onta indelebile per la nostra storia.A questo proposito ricordo anche che a scuola mi fecero vedere Uomini contro,un film di pacifismo oserei dire militante.Inconsciamente(ma neanche tanto) associo i due film,ma mentre del film di Monicelli ricordo tante scene memorabili,nel film di Rosi il primo ricordo(tra i pochi) è la sequenza degli uomini dentro a uno scafandro di metallo a prima vista impermeabile ai proiettili ma che poi si rivela totlamente inadeguato,diventando una sorta di sudario metallico in cui morire. Probabilmente quando lo vidi alle medie fui impressionato dalle cose sbagliate e quando sono diventato grande mi sono accorto che forse a distanza di anni rimane un film un po'troppo militante e demagogico nel suo affrontare in modo manicheo la lotta di classe.
Il film di Monicelli è letteralmente stracolmo di personaggi che rimangono ben fissi nella memoria:è un affresco composito a più voci che racconta una guerra che probabilmente nessuno avrebbe voluto raccontare.Ma affronta la delicatezza della materia storica con due dei mattatori storici della commedia all'italiana creando attorno a loro un coro di caratteristi di comprovata bravura.Gassman fa Busacca imboscato milanese ,una sorta di don Chisciotte in perenne lotta contro i mulini a vento contro cui spesso soccombe.Sordi fa Iacovacci,romano fino al midollo,anche lui nascosto però in infermeria,impegnato a vivere con il minor rischio possibile.Si ritrovano entrambi al fronte,in prima linea e cercano di sopravvivere rischiando il meno possibile,anzi evitando proprio di farsi trovare nelle zone calde.Poi ci sono il pingue soldato Bordin(Lulli) che accetta per denaro di fare anche le missioni più rischiose(ha famiglia numerosa da mantenere),il soldato analfabeta che si fa scrivere e leggere le lettere d'amore tra lui e la sua amata(praticamente un carteggio tra il tenente Gallina e il parroco del paese dove risiede questa ragazza),Tiberio Murgia che fa ancora la parte di siciliano,la Mangano che fa la parte di Costantina,un allegra prostituta.
La sorte però non è generosa per Busacca e Iacovacci(come per molti altri):muoiono però con dignità o quasi:Busacca senza un lamento,Iacovacci strillando al mondo intero che è un vigliacco.E i loro compagni di plotone pensano che si sono imboscati per l'ennesima volta,l'ultima.Le risate si strozzano in gola e dopo aver riso e scherzato si pensa di nuovo a tutti gli innocenti nella grazia di Dio che sono stati portati via dalla stupidità di altri uomini.
Non so se questo film possa essere considerato semplicemente una commedia all'italiana:a mio parere la definizione va un pò stretta a un capolavoro che travalica ogni genere.I capolavori non hanno genere di appartenenza:sono capolavori e basta.Probabilmente ho parlato poco di questo film e ne ho descritto malamente la grandezza immutata nonostante gli anni. Se avessi scritto le mie riflessioni su questo film oggi pomeriggio invece che ora a tarda notte il mio tono sarebbe stato diverso.Avrei avuto uno spirito molto più sereno perchè sapevo che Mario c'era ancora,da qualche parte nel suo amatissimo quartiere romano.
Ora lui non è più tra noi.Ma ci rimangono i suoi capolavori.Una seppur magra consolazione.
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