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Lo sbarco di Anzio

Regia di Duilio Coletti, Edward Dmytryk vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Lo sbarco di Anzio

di dedo
6 stelle

Mi sembra ingiusto liquidare con poche parole questo film dell'abile e prolifico Dmytryk (assieme a Coletti) che ha per tema un evento storico importante nella campagna militare in Italia tra la fine del '43 e la liberazione di Roma e che tante giovani vite costò ad ambo i contendenti. Quanto di quello raccontato nel film è cronistoria e quanto è fantasia ? Devo per amor di verità fare un breve escursus sugli avvenimenti bellici di quel periodo. A fermare l'avanzata degli alleati i tedeschi costruirono una linea difensiva (line Gustav) che dall'Adriatico arrivava sino al Tirreno ed avente per caposaldo Cassino. Contro questa fortificazione le truppe alleate (tra cui il primo nucleo di soldati del nostro rinnovato esercito che si batterono con valore ed ebbero moltissime perdite) pur con enormi sacrifici (per un errore di intelligence fu distrutta l'abbazia di San Benedetto) non riuscivano a sfondare. Quindi quale mezzo migliore usare che cercare di circondare le truppe tedesche con uno sbarco a monte della line Gustav e costringere i tedeschi a ritirarsi. Questa fu la motivazione della scelta di Anzio, rimasta quasi completamente distrutta, e Nettuno. Ampie e solide spiagge potevano prestarsi per lo sbarco di uomini e mezzi. E così fù. L'azione anfibia avvenne senza difficoltà prendendo i tedesci di sorpresa. A 5 miglia si stabilì una testa di ponte fortificata e, per l'inettitudine del Generale Lucas, si attese diversi giorni per far confluire truppe e mezzi, invece di spingersi alla conquista di Cisterna ed aprirsi la via per Roma. Ma i tedeschi, approfittando del tempo concesso si fortificarono pesantemente. Quando alla fine fù deciso di inviare 2 battaglioni di rangers a prendere Cisterna era troppo tardi e i Rangers furono tutti uccisi o catturati, meno 6. Di fatto il film parla di questi sopravvissuti, forse esagerando le loro gesta dietro le linee nemiche, ma certo con affetto e riconoscenza. La eccessiva prudenza iniziale costò molto cara. I tedeschi riuscirono quasi a ricacciare in mare gli alleati e solo dopo 4 mesi e mezzo di lotta massacrante gli alleati riuscirono a sfondare ed arrivare a Roma (distante 50 km). Il regista descrive le operazioni di sbarco così come avvennero e, con gli occhi di un corrispondente di guerra, accenna al fatto che, subito dopo lo sbarco, si poteva arrivare a Roma (questa parte è troppo fantasiosa: come poteva una jeep percorrere 50 km senza essere vista e penetrare in una città completamente vuota). Viene invece ben descritta la distruzione dei due battaglioni di Rangers. Certamente eccede sulle attività di spionaggio da parte dei 6 superstiti che avevano già le loro gatte da pelare per tornare alla testa di ponte. Ma la sostanza della storia è vera e chi non prova un moto di pietà per tante giovani vite stroncate nella lotta per la liberazione dal nazi-fascismo, non merita rispetto. Il film è quindi il racconto di una evento bellico realmente accaduto e della possibilità di evitare tanti lutti se il comando fosse stato più idoneo. Confesso che quando vidi le file interminabili di croci bianche del cimitero di guerra di Nettuno ebbi un groppo di commozione. Nel complesso il film arricchito da una bella fotografia di Rotunno e sostenuto dalla appropriata musica di Ortolani, pur con qualche eccesso, scorre attento e contenuto nonostante il genere bellico. Buone e credibili le prestazioni degli attori. Voto 6,5

Sulla trama

vedi sopra

Sulla colonna sonora

di Riz Ortolani piacevole ed appropriata, non invadente

Cosa cambierei

non saprei

Su Edward Dmytryk

La sua mano c'è e si vede

Su Duilio Coletti

non so quanto c'è di suo

Su Robert Mitchum

La parte sembre tagliata apposta su di lui e l'interpretazione è ampiamente lodevole

Su Peter Falk

Rivederlo nei panni di un soldato cinico ma coraggioso, solidale, energico è stata una piacevole sorpresa. L'interpretazione è ottima

Su Mark Damon

discreta

Su Giancarlo Giannini

buona

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