Regia di Maurizio Ponzi vedi scheda film
"Centomila a partita?! Forse 'un ci siamo hapiti, io non giòo di soldi. Giochiamoci un caffè! [lo Scuro si volta senza nemmeno rispondere] Corretto...?"
Francesco Piccioli, detto il Toscano (Francesco Nuti), è un ragazzo sulla trentina senza arte né parte che lavora come portiere d'albergo e investe tutto il suo tempo libero nella sua passione: il biliardo. Talentuoso e sfrontato, Francesco sfida nella sala biliardo di un bar il campione Marcello Lotti, detto lo Scuro, ignorando le avvisaglie dei tirapiedi dell'inarrivabile campione, ossia Mancino (Antonio Petrocelli) e Merlo (Novello Novelli), e sconfiggendolo alla goriziana.
Ma se alla prima sfida Francesco vince il caffè pattuito, ad ogni rivincita concessagli lo Scuro stravince dopo aver messo in palio una certa quota, con il Toscano che si ritrova indebitato, a rubare soldi dalle cassette di sicurezza del residence dove lavora e in difficoltà nei rapporti con la bella condomina Chiara (Giuliana De Sio).
Grazie ad un qui pro quo, Chiara e Francesco si conoscono e si innamorano in un lampo e lei lo convince a partecipare al campionato di biliardo a Chianciano (dove ovviamente gareggerà anche Lotti) per vincere, incassare i soldi del premio, rimpinguare le cassette di sicurezza ed evitare una galera sicura...
Dopo il bel Madonna che silenzio c'è stasera, primo film per Nuti una volta uscito dal trio comico I Giancattivi, continua il sodalizio col regista Maurizio Ponzi con Io, Chiara e lo Scuro, a sua volta primo della serie di film che l'attore pratese ha dedicato quasi interamente al biliardo, sua disciplina prediletta anche nella vita reale.
Prima del tracollo professionale come regista e soprattutto personale, Nuti riusciva con disarmante facilità a dar vita a storielle semplici, vernacolari, agrodolci come la sua particolare comicità, fatta di smorfie stordite, battute surreali e tenera imbranataggine nelle interazioni con l'altro sesso, su cui non ha quasi mai il coltello dalla parte del manico. Io, Chiara e lo Scuro non fa eccezione: la visione è piacevole, la regia di Ponzi efficace, i caratteristi azzeccati (Marcello Lotti è stato davvero pluricampione italiano di biliardo e acerrimo giocatore "a puntate" di soldi nei bar di Firenze), i protagonisti Nuti e De Sio affiatati, bene in parte e premiati entrambi col David di Donatello nel 1983.
Un piccolo, misurato ma sostanzioso prodotto del cinema nostrano, esponente di una comicità posata, lunatica, bizzarra, che non fa mai schiantare dalle risate, ma che fa spesso sorridere e che soprattutto si lascia ammirare con un pizzico di nostalgia.
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