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Waterloo

Regia di Sergej Bondarchuk vedi scheda film

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La recensione su Waterloo

di maso
10 stelle

 

 

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Sontuoso resoconto storico sulla più famosa battaglia del 19° secolo avvenuta il 18 giugno 1815 sulla piana di Waterloo nel cuore del Belgio fra l'esercito francese guidato da Napoleone Bonaparte e quello alleato composto da truppe inglesi, scozzesi belga e olandesi guidato dal Duca di Wellington con l'appoggio di truppe prussiane guidate dal veterano generale Blucher, la battaglia verrà ricordata come la disfatta decisiva per le ambizioni di supremazia francese in terra europea ponendo anche fine alla brama di conquista di Napoleone che vivrà da li in poi la parabola discendente della sua carriera militare e di imperatore di Francia tanto che nel linguaggio odierno il termine Waterloo è sinonimo di grave sconfitta non solo in campo militare ma anche in campo sportivo quando si incassa una sonora batosta inattesa o no, oppure in una relazione amorosa quando si viene lasciati o c'è un rifiuto ad una proposta come narrato nella celeberrima canzone dì esordio degli ABBA intitolata appunto Waterloo che apre con la frase emblematica  "At Waterloo Napoleon did surrender" traducibile con "Fu a Waterloo che Napoleone si arrese" e prosegue con la similitudine "Ed io ho subito il mio destino quasi allo stesso modo".

 

 

 

La produzione di Dino de Laurentis fu al tempo una delle più dispendiose della storia del cinema con ben 12 milioni di dollari investiti e sullo schermo si vedono tutti perché il film è visivamente meraviglioso in ogni suo anfratto: i set, le locations, i costumi, gli oggetti di scena gli armamenti d'epoca sono tutti elementi perfettamente selezionati per far fede a quella che fu l'età dei lumi ma soprattutto si rimane abbagliati dalla moltitudine di comparse e cavalli coinvolti nella produzione per rendere credibile una battaglia che vide impegnati quasi 180000 uomini

La regia fu affidata ad un affermato regista russo, quel Sergiej Bondarcuk che aveva adattato in maniera eccellente Guerra e Pace tanto da ricevere i consensi dell'American Academy che assegnò al suo fluviale adattamento del romanzo un Oscar come miglior film straniero, la regia è efficacissima soprattutto nelle scene di massa e gli scontri a fuoco che ricoprono il grosso del film che racconta ovviamente la sanguinosa battaglia dalla notte che la precede al tramonto di quel fatidico 18 giugno con riprese che spaziano da inquadrature aeree di insieme a primi piani sui volti dei protagonisti dello scontro, dagli storici condottieri ai fanti schierati fra le linee muovendo sempre la macchina da presa in maniera leggera e fluida tanto da non dover spezzettare troppo l'azione in sede di montaggio ed affaticare inutilmente l'occhio dello spettatore.

La prima parte del film risulta essere un vero e proprio appetizer per quello che sarà la Waterloo vera e propria dell'ora e mezza conclusiva, vi si descrive il quadro storico che porterà alla battaglia tracciando le linee dei caratteri dei due grandi protagonisti della storia che sono in una fase della loro vita completamente antitetica: da un lato Napoleone tornato dall'Elba dopo otto mesi con l'intenzione di riaffermare la sua leadership ma comunque in una fase assolutamente turbolenta della sua esistenza, circondato dai suoi alti ufficiali che gli consigliano di abdicare in favore di Luigi XVIII evidenzia ancora in pubblico la sua fiera autorità sottolineata nella sequenza in cui affronta il suo stesso esercito con i fucili puntati e riesce a farlo desistere dallo sparare consegnando alla storia la sua prima grande battuta nel film "Non riconoscete il vostro imperatore?", in privato però è oppresso da dubbi e ossessioni sul suo futuro prossimo e appare chiaramente consapevole di essere ormai al tramonto a prescindere dall'esito della grande battaglia che lo attende; gli si contrappone un carismatico Duca di Wellington in ascesa nella sua carriera militare e rinomato uomo di corte come si vede in una elegante sequenza al ballo, opposte anche le opinioni reciproche dei due condottieri visto che Napoleone non considerava il suo avversario un grande stratega e non lo temeva affatto ma lo rispettava mentre Wellington considerava Bonaparte il più grande militare del pianeta capace come nessuno di muovere le sue armate e consapevole di dover realizzare una vera e propria impresa per batterlo ma nel momento in cui lo vede attraverso il cannocchiale sul suo cavallo bianco trottare davanti agli schieramenti esclama "Eccolo la il gran ladro d'Europa".

La scelta dei due interpreti mi sembra azzeccatissima per fisionomia e doti attoriali e stilistiche: Rod Steiger è favoloso nel dare vita ad un Napoleone che non ha perso la sua capacità di imporre il comando e parla con lo sguardo oltre che con la bocca, intenso ed efficace sia nel dispensare ordini che nel comunicare una profonda tristezza interiore nei momenti di intimità che sembrano far filtrare la consapevolezza della sconfitta ancor prima di combattere, non gli è da meno Cristopher Plummer che nella parte di Wellington è un perfetto dandy che dorme appoggiato ad un albero coperto dal Time, un condottiero che non batte ciglio nemmeno se una cannonata gli arriva a distanza di un metro ed è consapevole di poter vincere una battaglia che può cambiare il volto dell'Europa e il corso della sua vita, la loro diversità è suggellata anche dalla maniera di indossare lo stesso cappello in modo completamente opposto. 

 

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Intorno ai due protagonisti una bella brigata di caratteristi spiccano nei ruoli dei tanti ufficiali che li affiancano fra i quali lascia il segno Sergo Zakariadze, attore azero al quale fu affidato il compito di dare anima e corpo al generale prussiano Gebhard Blucher anziano e acciaccato ma ancora battagliero e orgoglioso: è uno spettacolo vederlo ringhiare come un mastino ai sui ufficiali che questa volta avrà la sua rivincita su Napoleone dopo la batosta di Ligny qualche giorno prima, l'arrivo a Waterloo del suo battaglione di 30000 elementi sarà determinante nella vittoria delle truppe alleate e nel momento della carica una sua frase gridata ai suoi soldati passerà alla storia “Nessuna pietà per il nemico, chiunque proverà pietà sarà colpito a morte da me”.

Il cameo di Orson Wells invece è ininfluente anche perché in quei due minuti di screen time è incastrato in una sedia e sembra pesare 250 chili, più o meno come Peter Griffin nell'episodio in cui Brian lo sposta con un carrello elevatore.

Una volta posti i pezzi sulla scacchiera il film arriva sul campo di battaglia e la sequenza è davvero meravigliosa con la pioggia battente che accoglie gli opposti schieramenti e a loro insaputa si rivelerà decisiva trasformando la terra in quel pantano maledetto che rallenterà l'avanzata francese tanto da permettere l'arrivo dei prussiani quando in pratica niente era ancora deciso, le fattorie evacuate utilizzate come casermette sono le culle delle strategie e i sentimenti notturni con la musica che trascina lo spettatore direttamente nei pensieri dei due condottieri fino all'alba della battaglia.

La resa del sanguinoso scontro dove perirono 48000 soldati è cinema di alta scuola che oggi non verrebbe mai realizzato con queste metodologie e bisogna essere grati a questa produzione di aver accettato di affrontare una impresa difficilissima, solo il montaggio di questa fluviale sequenza ha una valenza storica monumentale tanto che un qualsiasi professore che voglia spiegare ai suoi alunni cosa fu Waterloo può tranquillamente avviare il proiettore e alzare il volume pompando così il frastuono delle cannonate e lo scalpitio della cavalleria ripresa mentre avanza a sciabole sguainate verso la gloria.

I tempi dello scontro sono tutti rispettati in una alternanza perfetta fra gli uomini che li hanno dettati e quelli che li eseguirono in una cronaca fedele dei diari storici che li hanno narrati conditi da alcune delle battute più belle della storia del cinema prese direttamente dalle bocche di chi le ha pronunciate.

La fase culminante che determinò l'esito della battaglia ci consegna forse un falso storico ma anche un interessante intarsio della trama con Napoleone che nel momento in cui entrambi gli schieramenti erano fortemente decimati viene colpito da una fitta fortissima al ventre, sintomo di quell'ulcera duodenale che lo ucciderà a Sant'Elena nell'ottobre dello stesso anno, costretto ad assentarsi a causa del malore lascia il suo esercito in mano al maresciallo Ney che per un errata interpretazione di un arretramento della fanteria inglese ordinò l'assalto della cavalleria che subendo i colpi dei cannoni inglesi come un effetto domino porterà alla sconfitta decisiva di Bonaparte ed è proprio qui che Bondarcuk compie il suo capolavoro perché dalla carica a cavallo fino alla fucilazione della vecchia guardia il perfetto assemblaggio dei bellissimi ciak non lascia dubbi allo spettatore su come Napoleone perse a Waterloo: la concatenazione di eventi sfortunati come la pioggia e la salute che influirono sull'avanzata delle sue truppe in un pantano condotte malamente dal maresciallo Ney per un suo azzardato ordine al momento sbagliato, in pratica Napoleone a livello strategico non commise nessun errore e fu ad un passo dal successo tanto che a ridosso del tramonto gridò “Abbiamo vinto”.

La notte cala sul film e sulla storia e dopo aver udito una lista indimenticabile di battute penetranti c'è ancora tempo per Wellington di pronunciarne un'altra davanti ad una distesa di corpi e cavalli insanguinati sui quali si è posato il tocco della morte “La cosa più orribile che si avvicina di più ad una battaglia persa è una battaglia vinta”.

E' superfluo aggiungere che per me Waterloo è un capolavoro assoluto che insieme a Barry Lyndon di Kubrick e I duellanti di Riedley Scott forma un trittico imperdibile per rivivere l'età dei lumi, mi stupisco che questo film non ebbe un meritato successo in sala alla sua uscita ma con gli anni ha assunto la giusta posizione nella lista dei grandi film storici della storia del cinema e non è un caso che un geniaccio come Peter Jackson lo ha sempre menzionato tra i suoi film preferiti come appare ovvio che da qui abbia attinto diverse idee per la realizzazione della trilogia de Il signore degli anelli.

 

 

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