Regia di Anatole Litvak vedi scheda film
Negli ultimi mesi della Seconda Guerra Mondiale, un graduato tedesco, infermiere della Luftwaffe, e' fatto prigioniero dalle forze statunitensi a ridosso del Fronte Occidentale. Sinceramente convinto della necessita' di concludere le ostilita' il prima possibile, il soldato, Karl Maurer, sceglie di collaborare con gli Alleati, accettando di recarsi sul suolo patrio con un'identita' fittizia, per acquisire informazioni. Il giovane tedesco, uomo buono ed idealista, inizia la missione; ben presto, pero', attira l'attenzione su di lui, tanto da essere sospettato di spionaggio. Pertanto, si trova contemporaneamente a dover portare avanti la missione e sfuggire alla Gestapo ed alle SS, attraverso una Germania devastata materialmente e moralmente. Un film di guerra e spionaggio, che apprezzo molto per le tematiche che affronta e per la descrizione della nazione tedesca nel 1945. Sotto questo aspetto, il regista Anatole Litvak ci da' un'immagine estremamente realistica di un mondo ormai giunti al capolinea. Persa ogni speranza in una vittoria, i civili, stretti tra lutti e sofferenze generate da mancanze di ogni genere, non attendono altro che la fine della guerra; i militari tentano di conservare la pelle integra attendendo tale momento. Dal canto loro, i nazisti irriducibili esercitano un rigido controllo sull'intera societa' ed in particolare sull'esercito - considerato responsabile della disfatta - della quale sono pienamente, anch'essi, consapevoli. Onnipresenti, sulla scena, sono i fumi e le distruzioni conseguenti ai bombardamenti, tra i quali si aggirano civili e soldati di ogni arma, riaggregati e spediti presso i fronti non appena possibile. Frammenti di "evasione" clandestina, come balli e bevute nei bar, non possono lenire il dolore dei tedeschi, alcuni dei quali prostrati anche dal senso di colpa insorgente per il male causato dal nazismo. In quest'ottica, come puo', un personaggio come Karl essere considerato un traditore ? Egli, di fatto, e' una spia. Istintivamente, potremmo giudicarlo un opportunista, un personaggio infido, abituato all'imbroglio. Eppure, questo giovane e' tutt'altro. Di estremo rigore morale, animato da una bonta' innata verso il prossimo, ha un vero amore per la propria patria, la Germania, per la quale prevede una rinascita possibile solo a nazismo sconfitto. Di cio' ha consapevolezza solo l'ufficiale americano Rennick, anch'egli inviato in terra nemica; per tutti gli altri, e' solo un tedesco, la cui sopravvivenza alla pericolosissima missione non e' importante. Il regista non da' certo una buona immagine dei vincitori della guerra; i personaggi che interagiscono con il protagonista mostrano opportunismo, rancore e prepotenza. Ottima l'interpretazione di Oskar Werner nelle vesti del giovane Karl; i lineamenti del volto, la dolcezza delle movenze, ma anche la fermezza ed il coraggio che dimostra nei momenti in cui si trova di fronte a dilemmi morali confermano le caratteristiche che il regista ha voluto assegnare al personaggio, di tutt'altra indole rispetto al piu' anziano e dichiaratamente opportunista Tiger, un sergente tedesco anch'egli inviato in missione, interpretato da Hans Christian Blech. Altro personaggio degno di nota e' un colonnello dell'esercito, Von Ecker, prototipo dell'ufficiale prussiano, che non ha scrupoli nel fare uccidere un soldato che ha disertato, con l'esclusivo scopo di preservare la disciplina nei propri ranghi; emblema di paradigmi militari destinati ad imminente superamento. Il film ha un ritmo lento, interrotto qua e la' da sequenze d'azione, eppure non e' mai noioso. Man mano che il "cerchio" si stringe intorno a Karl, la tensione cresce. Contemporaneamente, abbiamo modo di godere delle pertinenti ricostruzioni delle citta' distrutte dai bombardamenti, dalle stazioni affollate di militari con ogni genere di divisa, delle strade costellate di posti di controllo. Ottimo film bellico, sia sotto l'aspetto "documentaristico", sia per i contenuti, sia, infine, per le interpretazioni.
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