Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
Ammetto di aver sottovalutato all'inizio "I soliti ignoti", considerandola una commedia come tante altre. In realtà, il film di Monicelli è proprio una di quelle opere che dimostra che la commedia, quando è girata con talento e con una sceneggiatura ricca di preziosi risvolti sulla società dell'epoca, non ha nulla da invidiare al dramma o ad altri generi solitamente considerati più "artistici". Attraverso la storia di un furto rocambolesco destinato a finire "a tarallucci e vino", Monicelli ci dà uno dei primi ritratti dell'Italia del boom nascente, di una società ricca di fermenti culturali, e lo fa attraverso una riuscitissima galleria di personaggi e figurine secondarie. Gli sceneggiatori Age e Scarpelli e Suso Cecchi D'Amico hanno naturalmente una parte importante nel merito delle caratterizzazioni così felicemente risolte, ma cosa sarebbe il film senza il cast, in questo caso davvero insostituibile? Attori uno più bravo dell'altro, fra cui un Gassman al suo esordio nella comicità ma già irresistibile, un Mastroianni davvero simpatico nella parte del fotografo aspirante criminale con pupo a carico, un Totò in una geniale partecipazione come esperto scassinatore che dimostra la stima enorme che Monicelli aveva nei suoi confronti, e altri volti agli esordi come Renato Salvatori, Carla Gravina e Claudia Cardinale, che faranno molta strada. È un film che mette di buon umore a tanti anni di distanza, ma è anche il frutto di un artigianato finissimo che all'epoca fu apprezzato ma non riconosciuto per il suo giusto valore.
Voto 9/10
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