Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
Quando si dice un classico intramontabile. Sceneggiatura esemplare, firmata da Monicelli con Age, Scarpelli e Suso Cecchi D'Amico, regia assai ispirata ed arguta, battute a raffica (su tutte "Femmina piccante, pigliala per amante. Femmina cuciniera, pigliala per mugliera!" affidata a Ferribotte mentre gusta un buon piatto di pasta e ceci), gag a getto continuo, ritmo spedito, personaggi profondamente umani e realistici affidati ad un cast di interpreti in autentico stato di grazia. Da Vittorio Gassman per la prima volta in un ruolo comico (geniale intuizione di Monicelli che ne trasforma anche il look con parrucca ad abbassare la fronte, narici e labbra ingrossate, la particolare camminata, la balbuzie - ed il regista si confermerà con la rivelazione comica Monica Vitti di "La ragazza con la pistola") a Marcello Mastroianni, ragazzo padre impacciato ed incasinato per la momentanea assenza della moglie (finita in prigione per contrabbando di sigarette) e cineoperatore decisamente poco professionale (di culto la sequenza in cui mostra alla banda l'amatoriale ripresa della cassaforte da scassinare fatta dalla terrazza). Da Renato Salvatori (il buon Mario, orfano con tre madri, abbandonerà il gruppo prima del colpo, accontentandosi di un umile lavoro in un cinema ma guadagnando in compenso l'amore di Carmela) a Tiberio Murgia, Ferribotte, siciliano gelosissimo della fascinosa sorella Carmela, tanto da tenerla segregata in casa (ad interpretarla una giovanissima ed esordiente Claudia Cardinale). Da Memmo Carotenuto, lo sfortunato e struggente Cosimo, arrestato mentre tenta il furto di una macchina, e da cui parte l'idea del colpo gobbo, salvo poi essere costretto a rimanere in prigione perché non si trova "una pecora" convincente che si autoaccusi del furto e lo sostituisca in gattabuia: una volta uscito incontrerà la morte travolto da un tram, dopo avere tentato invano uno scippo - prima volta che compare la morte in un film comico (da ricordare comunque anche il suo goffo tentativo di rapina ad un banco dei pegni con una pistola Beretta in pessime condizioni per la quale gli vengono offerte solo 1000 Lire dall'impiegato del banco che crede sia venuto ad impegnare l'arma) a Carlo Pisacane (Capanelle, maschera indimenticabile e tenerissima). Su tutti poi l'impareggiabile Totò, nei panni dell'esperto di casseforti Dante Cruciani, perennemente sorvegliato dalla polizia, dal redditizio mercato di attrezzi necessari all'occorrenza, pronto a squagliarsela al momento del colpo perché "La prudenza non è mai troppo, ricordate: la prudenzia non è mai troppo!" Da applausi quando presenta i vari metodi per scassinare casseforti tra cui il fallimentare "Fu Cimin", non cinese, ma sperimentato dal veneto Cimin esploso in aria con la cassaforte, dunque fu. Anche se la battuta migliore la pronuncia al funerale di Cosimo: "È la vita, oggi a te domani a lui!" Memorabile la sequenza del colpo con i nostri che, dopo una lunga ed elaborata operazione, quando già assaporano il bottino e si lasciano andare ai sogni che realizzeranno con i soldi del colpo, sfondano la parete sbagliata. Come dirà Tiberio "Rubare è un mestiere impegnativo ci vuole gente seria, mica come voi! Voi, al massimo... potete andare a lavorare!" Il finale con pasta e ceci oramai è leggendario, ma anche l'ultima sequenza con il personaggio di Gassman preso a lavorare suo malgrado e Capannelle che si allontana tutto solo è uno splendido momento di cinema. Una farsa spassosa, nata come parodia di "Rififi" di Jules Dassin con Jean Gabin, ma anche malinconica, attenta a non perdere di vista la realtà (l'ambientazione in una Roma proletaria e borgatara non è da sottovalutare). In un certo senso, come è stato scritto, trattando di poveracci che vogliono in qualche modo uscire dalla loro drammatica e stagnante situazione nell'Italia in difficoltà del dopo guerra, "I soliti ignoti" può essere visto come il lato comico del capolavoro di De Sica "Ladri di biciclette". Fondamentale il commento musicale di Piero Umiliani, eccellente la fotografia di Gianni Di Venanzo. Prodotto da Franco Cristaldi. Straordinario successo di pubblico (9° nella classifica degli incassi della stagione 1958/1959). Nastro d'Argento alla sceneggiatura e a Gassman, nomination all'Oscar per il miglior film straniero (vinse "Mon Oncle" di Jacques Tati). Con due seguiti, due remake ufficiali, uno firmato da Louis Malle, l'altro dai fratelli Russo con George Clooney nei panni che furono di Totò, più altri ufficiosi (su tutti "Palookaville" e "Criminali da strapazzo" di Woody Allen). Ha ispirato anche lo sfortunato musical "Big Deal" firmato dal grande Bob Fosse. Votato dalla rivista "Premiere" tra le 50 migliori commedie di tutti i tempi. E' il capostipite della gloriosa "commedia all'italiana". Primo titolo pensato "Le madame", poi cambiato per motivi di censura.
Voto: 8
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